I miserabili di Visegrad
Il problema dell’immigrazione, tanto amorevolmente cavalcato dalle destre di ritorno di tutta Europa, è in realtà un problema di convivenza civile fra i Paesi dell’Unione.
Come sempre quando si vuole analizzare un fenomeno di grandi dimensioni, è necessario scavalcare le impressioni emotive ben diffuse ed accentuate dai media ed andare a guardare un po’ meglio la realtà. I numeri ci aiutano a comprendere meglio la portata del fenomeno.
Facciamo subito chiarezza: quanti sono gli immigrati in tutta Europa? 20.000.
Attualmente questo è il numero ufficiale fornito dalla UE di immigrati arrivati in Europa che hanno diritto al permesso di soggiorno e che dovrebbero essere ricollocati all’interno dell’Unione, secondo le tanto contestate “quote” proposte da Bruxelles.
A questi si stima dovranno essere aggiunti altri 20.000 profughi, attualmente ospitati nei campi al di fuori dei nostri confini (prevalentemente in Giordania ed in Turchia), ed ai quali L’Alto commissariato dell’ONU ha riconosciuto lo status di “rifugiati”.
Nello scenario di un piano europeo che incontra fin troppe difficoltà ad essere accettato da tutti i Paesi membri, si dovrà dunque procedere in due fasi:
1) Ricollocamento degli immigrati già presenti sul territorio secondo le quote previste (ma non ancora approvate) a fronte di cospicui finanziamenti per ciascun Paese ospite, per una somma complessiva stimata in 50 miliardi di €.
2) Collocamento di altri 20.000 rifugiati secondo quote assai simili, con piccole variazioni percentuali.
Da notare che l’Italia, avendo già raggiunto la sua quota dell’11% circa, non parteciperà – o parteciperebbe – alla prima ripartizione. 2.200 sono infatti già qui.
Su questi numeri si sono opposte resistenze di ogni tipo, in particolare dal “gruppo di Visegrad” una associazione fra Paesi, anche detta V4, che riunisce Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia ed Ungheria.
Questo gruppetto di Paesi che definire furbi sarebbe un complimento, si è costruito all’interno dell’UE un proprio spazio politico che è divenuto ormai insopportabile e sul quale riteniamo sia assolutamente necessario prendere al più presto provvedimenti in sede comunitaria.
I miserabili di Visegrad infatti, fanno da anni man bassa dei contributi europei (come si evince dalla tabella, si portano a casa ogni anno l’intero ammontare della quota versata dall’Italia, tanto per capirci) e ottengono da troppi anni sempre di più, opponendosi a qualsiasi decisione della Commissione e del Parlamento in maniera sistematica ed opportunista.
In questo hanno ben seguito tutti insieme la strada tracciata già da tempo dalla Polonia. Fecero perdere le staffe anche a Prodi Presidente, che arrivò a proporre una modifica dei trattati che consentisse di votare a maggioranza e non all’unanimità, altrimenti avremmo “svenato” le casse dell’Unione per comprare il consenso della Polonia su qualsiasi punto all’ordine del giorno.
I polacchi, sì, proprio i polacchi che sono venuti a frotte da noi in Italia con il cappello in mano a chiedere lavoro e pane, supportati da Papa Woytila, che ad ogni Angelus ci ricordava di pregare per loro e ne faceva entrare, grazie ai buoni uffici del Vaticano, a decine di migliaia nel nostro paese.
Cosa sarebbe stato di loro se avessimo assunto comportamenti simili? Se li avessimo fermati alla frontiera, invece di riempire il nostro Paese di idraulici e badanti sans papier in numero di 5-10 volte superiore a le quote che oggi vengono civilmente richieste e profumatamente pagate, ancora e sempre da noi?
Facciamo inoltre notare che nel nostro Paese risiedono ancora oggi 100 mila polacchi e ben un milione e centomila romeni.
Oggi il gruppo di Visegrad fa anche di peggio, portando avanti una politica estera propria in aperta contraddizione con le linee di Bruxelles. Si veda ad esempio la curiosa diplomazia con Israele, culminata nella gaffe fuori onda di Netanyauh che si è permesso anche di deridere la UE.
Bene, questi signori che l’Europa ha raccolto quando erano alla fame, stremati dalla dittatura sovietica, poveri fino all’inverosimile, privi di una propria economia, con infrastrutture da terzo mondo, si sono riempiti la pancia con i nostri contributi (nessuno di loro ha mai incassato meno di quattro volte quello che ha versato nelle casse dell’Unione, cfr tabella 2015) oggi sono lì insieme riuniti nel V4 ad alzare barricate ed a rifiutare le quote di immigrati, inseguendo l’Austria nei suoi deliri di destra estrema.
Invece di proporre referendum anti-euro o da brexit dè noantri, forse è il caso di proporre all’attenzione dei cittadini europei la questione del V4 a chiare lettere.
Dovremmo chiedere agli italiani ai francese ed ai tedeschi se sono contenti di sperperare il loro denaro in maniera così copiosa in favore di popoli che sputano nel piatto in cui mangiano, che offendono i valori sui quali si fonda la civiltà europea, che si mostrano ad ogni occasione indegni di stare in questa comunità che li ha così generosamente accolti, quando non avevano da mettere insieme il pranzo con la cena.
Nella Tabella sono indicati i dati relativi ai Paesi che si oppongono alle quote di immigrazione richieste da Bruxelles (i primi 4 sono quelli del patto di Visegrad) con i valori dei contributi ricevuti e versati alla UE nel 2015, la popolazione, il numero di migranti che le quote assegnerebbero loro in valore reale ed in percentuale sulla popolazione. Scarica il pdf BudgetUe2015