Aborto: quegli “europei” rimasti indietro di 40 anni
A nulla è valsa la procedura di infrazione avviata dalla UE nei confronti della Polonia per la decisione della corte Costituzionale che ha cancellato anche la possibilità di abortire in caso di malformazione del feto.
Il regime reazionario del Pis, il partito al governo, ha definitivamente sancito che la Polonia debba rimanere un Paese arretrato socialmente e che i diritti civili garantiti alle donne in tutta Europa (fatta eccezione per pochi altri dei quali riportiamo l’elenco) debbano essere negati alle donne polacche.
Un brutto colpo dunque nel processo evolutivo di una società che si professa “europea” solo quando si tratta di accaparrarsi cospicui finanziamenti. Un destino per molti versi simile a quello dell’Ungheria del famigerato Orban. Uno che crede di poter far coesistere i principi fondanti della UE con una dittatura di fatto ed il razzismo ad oltranza.
Giusta dunque la rivolta di piazza verso la quale non possiamo, noi italiani che sul tema abbiamo deciso con un referendum appunto quarant’anni fa, non prestare attenzione e solidarietà.
Purtroppo riscontriamo anche in questo caso una Europa debole, incapace di coesione e soprattutto priva degli strumenti più adeguati per imporre, quando necessario, l’omologazione a quei valori minimi di democrazia e di libertà individuale ai quali racconta di essere ispirata.
Diciamo racconta perché nella sostanza questa UE non riesce ormai da più di trenta anni a darsi un regolamento che preveda delle serie restrizioni all’ingresso nella comunità, all’accesso alle agevolazioni ed al beneficio dei contributi a quei Paesi che non siano compatibili con gli standard di democrazia ed i valori del rispetto che dovrebbero essere prioritari e imprescindibili in una comunità.
Oltre alla Polonia, anche l’Irlanda del Nord, che tanto ci tiene a rimanere in UE a dispetto della Brexit, nonché Malta e Cipro, sono stati socialmente arretrati sotto questo aspetto e non solo.
E’ dunque forse giunta l’ora di porre con forza all’interno della UE la questione del diritto. Quella famosa e tanto predicata “armonizzazione” che da Maastricht ad oggi ha fatto davvero pochissimi passi avanti.
Siamo con le donne della Polonia così come siamo con tutte le donne del mondo ed almeno nella UE sarebbe giusto far sentire la nostra vicinanza ed il nostro impegno. Ma oggi ci preoccupiamo dei fondi per il Covid e parliamo (fin troppo ) del MES. Ancora nulla sugli europei in quanto cittadini e membri di una comunità che, per storia e per cultura, dovrebbe essere la parte “illuminata” del mondo.