Verso un bicameralismo all’europea
Nel nostro paese sono in corso ormai da diverse legislature dibattiti sulle possibili riforme dello Stato. Ad ogni formazione di governo, puntualmente da anni, le riforme istituzionali vengono poste come priorità imprescindibile della legislatura. Poi, regolarmente, non se ne viene a capo. Che il nostro ordinamento democratico sia alquanto obsoleto e che la stesura della Costituzione abbia risentito di forti condizionamenti del post fascismo, è oramai opinione condivisa anche da grandi pensatori di ogni parte del mondo. Meno chiaro e condiviso è invece il punto di arrivo e la utilità di certe modifiche che si sentono proporre alternativamente da questa o da quella parte. Certo è che nessuno stato al mondo ha avuto più leggi elettorali del nostro e che ancora oggi, anche alla luce della sentenza della Corte Costituzionale del 18 gennaio 2014, (cfr Video IuropWtv) siamo ben lontani dall’aver messo a punto un sistema condiviso dalla maggioranza del Paese ed in conseguenza, finalmente, poter porre ai voti una legge elettorale che entri a far parte della Costituzione, come è invece per molti altri paesi. Ben tre Commissioni Bicamerali si sono istituite e chiuse con un nulla di fatto fin dal 1983, l’ultima fu quella D’Alema (dal nome del Presidente) che capitolò nel 1997. Oltre alla legge elettorale, il cardine delle riforme è incentrato sul nodo del bicameralismo perfetto, un limite della nostra repubblica che ormai in Europa condividiamo solo con la Francia, la quale tuttavia ha applicato alcuni correttivi atti a garantire un funzionamento delle istituzioni certamente più efficace del nostro. Ma quale è la situazione in Europa? Sul bicameralismo l’Unione Europea è divisa esattamente a metà, con 14 dei Paesi membri con due camere e 14 con una sola. Va però notato che il bicameralismo in Europa è sempre imperfetto, cioè a ciascuna camera sono attribuiti poteri diversi e spesso la Camera alta ha pochissimi compiti di controllo e quasi mai di interdizione. Come potete verificare dalla nostra tabella, gli Stati membri che adottano una sola camera sono per la maggior parte quelli con una popolazione al di sotto dei sei milioni di abitanti: fanno eccezione solo la Svezia con 9 milioni ed il Portogallo con 10,6 milioni. Dall’altra parte fanno eccezione Malta con due camere e 400 mila abitanti e la Slovenia con 2 milioni. Quale sarà la nostra scelta e, sopratutto, siamo nelle condizioni di operare delle riforme? I link nel testo rimandano ad alcune riflessioni di Fabio Conforti in merito alla legittimità delle proposte e soprattutto dei proponenti. Voi cosa ne pensate? Attendiamo le vostre osservazioni.