Con i soldi del Monopoli
Quella del QE, Quantitative Easing, è la manovra della BCE più importante e controversa dell’intera storia dell’Euro. Tralasciando i toni entusiasti dei soliti euro-ottimisti, andiamo a scoprire quali rischi e quali opportunità ci vengono offerti da questa operazione.
Ricapitoliamo in sintesi i termini della “manovra non convenzionale” così definita dal suo ideatore, Mario Draghi. La BCE comprerà titoli di debito emessi dai Paesi dell’eurozona in ragione di 60 miliardi di euro al mese, per un intero anno. Questa manovra produrrà un effetto di stabilizzazione sul mercato dei titoli pubblici e, a detta di molti osservatori, sarà come aver emesso dei titoli di stato europei, i famosi euronbond – posto che i titoli dei diversi paesi avranno lo stesso valore e produrranno lo stesso interesse. Di positivo dunque c’è che l’interesse che ciascun paese dovrà pagare sul proprio debito, sarà ridotto all’1% e forse in futuro anche meno (vedi andamento Spread) Molti, Italia fra i primi, vedranno ridursi le spese per interessi sul debito in maniera significativa con conseguente maggiore disponibilità finanziaria, a parità di gettito fiscale. I professionisti dell’ italica informazione non possono far altro che sbandierare “la fortuna di Renzi”, non potendo in nessun caso attribuire a lui ed al suo governo questo risultato. Tuttavia nessuno ci ha ancora detto – ed è strano perché il QE è stato proclamato da tempo – cosa ne farà l’Italia di queste maggiori risorse disponibili. Ridurrà le tasse, aumenterà gli investimenti pubblici? Molto più verosimilmente li inghiottirà la politica nel solito modo nostrano. Sprechi, lussi, ruberie, opere inutili e tutto quello a cui ormai siamo tristemente abituati. Non per fare i pessimisti ma tant’è: non esiste un piano finanziario e nemmeno la benché minima valutazione né sulla quantità di risorse disponibili né tanto meno sulla loro destinazione. Sulla quantità, qualche dubbio c’è. Nel senso che Draghi non si è nemmeno sognato di dirci se e quando si fermerà, cioè fino a quando la BCE continuerà ad acquistare i nostri e gli altrui titoli. E da qui cominciano le dolenti note, cioè gli aspetti negativi per non dire drammatici della manovra del governatore centrale. In primo luogo già si è fatto un distinguo. La BCE non acquisterà i titoli di tutti i paesi: Grecia e Cipro sono già stati esclusi. Perché? La Grecia è ridotta alla fame e non ci si è ridotta completamente da sola, per dirla tutta. Il popolo greco ci ha messo molto del suo, è innegabile, ma è anche dimostrato che proprio quei paesi che oggi dettano le condizioni di rigore e le politiche sociali che infliggono sofferenze a quel popolo, sono gli stessi che hanno approfittato biecamente della corruttela dilagante prima e delle condizioni disastrose che questa ha prodotto, poi. La Germania prima di tutti, sempre in prima fila a fare l’usuraio ma anche in prima fila nella corruzione di funzionari per vendere armamenti inutili, vedi la vicenda dei sottomarini che è solo la più conosciuta. Dunque per la Grecia il QE non sarà affatto un’occasione. Sarà ed è invece, uno strumento di ricatto bello e buono. O fai quello che ti dice il padrone o paghi interessi da strozzino e la BCE non compra il tuo debito, detto in breve. Bell’Europa, non c’è che dire! Ma attenzione! Come dicevamo prima, Draghi non ha mai detto né quando né perché si fermerà. Cioè, allo stato attuale non si è impegnato ad acquistare tutti i titoli di stato in circolazione. Nè tantomeno a fissare dei criteri. Questo significa, in altre parole che potrebbe smettere in qualsiasi momento e sopratutto che potrebbe farlo a suo insindacabile giudizio. Un potere immenso, nelle mani di una Banca, governata da uno che nessuno ha votato. Sembra essere lo specchio della nostra società. La deriva autoritaria dei poteri illegali che ben conosciamo in Italia, è esattamente allineata a questa ridicola legge del più forte che dilaga nell’economia europea ed occidentale con le nefaste conseguenze che tutti osserviamo inermi. Ma torniamo al Quantitative Easing perché, purtroppo, non è finita qui. Un altro fenomeno economico che questa manovra provocherà sarà la totale perdita di sovranità dei paesi membri. Sottraendoli dalle casse delle banche nazionali, che si stanno affrettando a vendere tutti i titoli che hanno in casa, la BCE diventa padrona del debito di ciascuno stato e dunque nessuna manovra “non convenzionale” sarà consentita a nessun paese. A cosa sarà valso dunque ricomprare il nostro debito negli anni passati? Come l’autore diceva nel libro L’Ora della Ghigliottina, “non è importante il debito, ma chi lo detiene”. Se infatti un governo legittimamente espresso dalla volontà popolare, avesse voluto decidere per esempio di “congelare” per un periodo di tempo il proprio debito, avrebbe fino ad oggi potuto farlo. Almeno per quella parte detenuta dalle banche nazionali cioè soggette alla volontà di quel governo. Sarebbe ritornato così a gestire la propria situazione debitoria, come nel caso del Giappone.
Non solo, se poi quel paese, per esempio l’Italia, fosse uscito dall’Euro, avrebbe potuto svalutare il proprio debito estero, ripagandolo con una moneta stampata in casa. Questo quello che si nasconde dietro il QE di Draghi. Garantire alla Germania l’impossibilità di svalutare da parte dei suoi debitori europei. L’ultima mossa per lo scacco matto, ci dice un dotto articolo pubblicato sul blog del Movimento 5 Stelle. Dunque ricapitolando, a partire da oggi, con il Quantitative Easing la Germania ha messo al sicuro il suo credito dall’insolvenza e dalla svalutazione, la troika (Fondo Monetario Internazionale, Commissione Europea, BCE) ha un nuovo strumento di coercizione – compro/non compro i titoli di chi mi pare – e tutti perdiamo sovranità. Evviva! Secondo i benpensanti e, bisogna dirlo, anche secondo Draghi, questa operazione porterà maggiore liquidità alle banche nazionali, proveniente dalla vendita dei titoli di stato. Vero. Che questo significhi che le banche re-investano questi soldi nelle attività produttive dei reciproci paesi è un altro paio di maniche. Non è mai successo fino ad ora, almeno per quanto riguarda l’Italia, con nessuna delle manovre precedenti della BCE (vedi anche nostri articoli, ndr). Quando si immette liquidità sul mercato, e la BCE ha cominciato a “pomparne” parecchia, quello che succede è che le borse schizzano e dunque le banche è lì che si precipiteranno, non nella fabbrichetta del signor Rossi; si accettano scommesse. Tanto più che il sistema italiano del credito soffre di carenze strutturali ataviche e di politiche imbelli a tutti ben note. Del resto non c’è stata alcuna indicazione, raccomandazione o disposizione di Draghi né della troika in merito a questo tema e pertanto né le leggi italiane sul credito subiranno cambiamenti, né il fisco peggiore del mondo potrà attrarre investimenti esterni o interni che siano, a prescindere dalla liquidità delle banche. A questo punto la nazionalizzazione sembrerebbe essere l’unica via. Una banca nazionale unica che fa davvero la banca in un contesto di regole certe, secondo le quali il credito bancario divenga un diritto e non una concessione amicale. Qualcuno griderà all’eresia, qualcun altro la prenderà per fantascienza, ma è un’ipotesi a cui lavoro da tempo ed in questa contingenza lo Stato ci guadagnerebbe pure la liquidità, elargita a profusione dalla BCE. Ma non lo faranno, statene certi. Non sono così geniali. E poi in Italia vale sempre la regola del debito pubblico e del guadagno privato: conviene.
Non per fare il processo alle intenzioni ma per dovere di completezza va ricordata l’ossessione di Mario Draghi per la deflazione, che vede questa manovra “non convenzionale” come uno strumento per combatterla. Per dirla in parole semplici, quando una economia cresce, si innesca un fenomeno di innalzamento dei prezzi, dovuto alla crescita della domanda. Questo fenomeno si chiama inflazione. E’ una conseguenza ovvia ed imprescindibile del nostro modello economico, piaccia o no alla Germania che da Weimar in poi guarda con terrore all’inflazione e da settanta anni a questa parte promuove azioni di governo atte a “stabilizzare” l’economia contenendo il fenomeno inflattivo.
Quando però l’economia non cresce, ristagna o peggio recede, si innesca il fenomeno contrario, la deflazione appunto. Anche questa è una legge imprescindibile del nostro modello economico. In crescita c’è inflazione in decrescita c’è deflazione, punto. Se la deflazione può essere a buon diritto considerata un pericolo per l’economia, poiché produce un effetto moltiplicatore della decrescita, frenando ulteriormente i consumi, è evidente che l’unico modo possibile per combatterla sia innescare la crescita. Non ce n’è un altro. Da quando esistono le monete. Allora cosa sta facendo Draghi? Sta agendo sui sintomi e non sulla malattia. Immettendo liquidità nel sistema, spera di scatenare l’inflazione come descritto sopra. Ma l’inflazione in una economia stagnante che senso ha? Nessuno, i soldi nuovi andranno alle borse, non alle imprese né ai consumi, statene certi. Infine, stampando moneta, questa si svaluta. Favorirà le esportazioni ma non i consumi interni del sistema Europa. Ne beneficerà più di tutti la Germania che già oggi è in testa nelle esportazioni dell’UE, ma nessun altro paese potrà recuperare competitività nei confronti della Germania, non modificandosi il rapporto di cambio con quest’ultima, come invece propongono i promotori dell’uscita dall’Euro. Dunque i consumi interni non cresceranno.Le questioni aperte da questa manovra restano dunque molte, ultima ma non meno importante è quella delle banconote. Perché la BCE, stampando moneta, ne diminuisce il valore senza produrre benefici per il mercato interno ai paesi dell’eurozona, come abbiamo visto. Allora di che denaro si tratta? C’è il rischio che Draghi stia comprando il nostro debito con i soldi del Monopoli, ma quando dovremo restituirlo, dovremmo pagarlo con il denaro vero, quello che si produce con il sudore della fronte, non stampandolo in cantina.