Fondi UE: chi la spara più grossa?
Da qualche tempo, il nostro Presidente del Consiglio va in giro nelle scuole e nei talk show a parlare, in modo alquanto inconsueto, di utilizzo dei fondi UE da parte dell’Italia.
Una volta fa intendere che potrebbero essere usati per coprire parte degli impegni assunti, e da lui confermati, in merito al fiscal compact. Come se il socio di un circolo sportivo con degli arretrati sul pagamento dei servizi, dicesse: invece di pagare la quota associativa, quest’anno pago il conto del bar; pretendendo poi di rimanere socio. Curioso davvero. Ma improponibile. Un’altra volta fa ventilare l’ipotesi che parte di questi fondi vengano in soccorso della mancata copertura dei tanto discussi 80 eur per le famiglie, dei quali lui e la sua corte di urlatrici fanno tanto bandiera in ogni dove. Altro paradosso impensabile. Come dire: siccome devo dare 80 eur ad una selezionata categoria di elettori, non verso la mia quota UE, o peggio, quello che sarebbe destinato ad infrastrutture e sviluppo, lo uso io per comprare voti a buon mercato! Se per caso qualche interlocutore, sempre più raro ed accuratamente selezionato, muove qualche obiezione, allora il Premier corregge subito il tiro e si affretta a dire che vuole solo che finalmente si spendano questi soldi, lacuna cronica del nostro paese. Questo avviene molto raramente, però, vuoi perché Egli è sempre o quasi autoreferenziale, cioè si parla addosso senza contraddittorio, vuoi perché gli interlocutori selezionati di cui sopra, ne capiscono di Europa quanto io di lotta Sumo. Morale: buona parte degli italiani si sta via via convincendo, in questa sgangherata campagna elettorale, che l’Europa ci debba dei soldi, con i quali poi potremo liberamente decidere che cosa fare. Molti, manco a dirlo, sperano bene che sia grazie a quelli che arriveranno i sospirati 80 eur, ansiosi di cimentarsi nella ormai famosissima lista della spesa della nota star televisiva Pina Picierno. Anche Grillo, va detto per onor di verità, ultimamente strilla nelle piazze che chiederà indietro i soldi che diamo all’Europa. Non quelli che già ci ritornano e che regolarmente sprechiamo, si badi bene, cioè circa il 78%, bensì quelli in più, che vengono destinati agli altri paesi più deboli per rilanciarne lo sviluppo e dei quali le nostre imprese spesso beneficiano. Altra panzana galattica. Si farebbe prima a dire usciamo dall’Europa e buona notte ai suonatori. Se non altro si sarebbe più credibili. Tuttavia dietro ai confusi slogan, c’è anche un minimo di teoria politica e su questo, Iurop ha il dovere di soffermarsi. Grillo in buona sostanza ritiene che non sia corretto che imprese italiane vadano a prendere finanziamenti europei – a prescindere da quale quota provengano- in altri paesi, abbandonando la produzione in Italia e creando sviluppo là in cambio di disoccupazione qui. Come dargli torto? Di positivo c’è che Grillo poi manda in parlamento giovani capaci, seri, poliglotti e preparati come ha già ben dimostrato. Dal canto suo Renzi ha invece dimostrato di non sapere proprio come usarli, i fondi UE, tanto che da sindaco di Firenze, dopo tre tentativi di assegnazione andati a vuoto, alla fine ha dovuto restituire all’unione ben 36,5 milioni di Eur!!
Cifra che, per inciso, a noi contribuenti è costata ben 45 milioni, date le quote di cui sopra. Un bel danno, direi. La domanda legittima è dunque: se in tre anni da sindaco non sei riuscito a spendere 36 milioni, da Premier che ne farai di 9 miliardi?