I Reds alla conquista dell’Europa
La farsa nostrana della par condicio, che vieta di pubblicare i sondaggi in periodo pre-elettorale, non vale certamente per il Parlamento europeo, che infatti ha pubblicato i risultati del primo sondaggio elettorale on line, chiuso il 16 maggio. La consultazione digitale ha visto la partecipazione di ben 19 mila elettori, la maggioranza dei quali sotto i 35 anni. Un campione significativo dunque, esteso a tutti i 28 paesi dell’unione. Partecipazione distribuita anche sul territorio con una differenza notevole fra il Nord (30,49%) e l’Est (appena il 15% dei partecipanti). Contrariamente alla prassi dei sondaggi tradizionali, il sito della UE ha pubblicato l’andamento dei risultati con cadenza quindicinale, per l’intero anno della durata della votazione. Il crollo del centro destra è a dir poco rovinoso – dal picco del 24% nel luglio 2013, al 15% scarso di oggi – mentre la sinistra radicale, il cui candidato alla Presidenza della Commissione è il giovane greco Tsipras, arriva praticamente al testa a testa con i socialdemocratici di Martin Schultz (21,28% contro 22,3%) raddoppiando i consensi nello stesso periodo. Il PES, al quale si riferisce il nostro PD, pur non essendovi ancora formalmente iscritto, mantiene dunque le posizioni anche se raggiunto da una sinistra radicale giovane ed agguerrita. Il crollo del PPE (-30%) è facilmente riconducibile all’insofferenza diffusa per le politiche di austerity ed in generale alla dimostrata incapacità di proposta e di iniziativa concreta per fronteggiare la crisi. La caduta del centro destra è solo parzialmente contenuta dalla crescita dei liberali dell’ALDE, che raggiungono il 18% ca, dal 12% dello scorso anno, ma è assai credibile che sia in buona parte anche questa crescita ad aver eroso l’elettorato del PPE. Disordinati, o forse soltanto poco partecipi al sondaggio digitale, gli euroscettici, così definiti in un raggruppamento del tutto teorico, operato sulla base di quanto emerge nei media e nelle campagne politiche interne a ciascun paese – come per il nostro Movimento 5 stelle – che dunque anche gli analisti dell’indagine europea faticano a collocare. Come detto per il M5S (Rischio Boomerang), nessuno oggi può dire in quale gruppo confluiranno i suoi rappresentati, se decideranno di farlo o quale peso potranno avere invece le nuove destre, in un parlamento che, è il caso di ricordarlo, per la prima volta avrà potere di legiferare, in attuazione del trattato di Lisbona. Certo è sconcertante, ad una settimana dal voto, sentire un giornalista come Fabio Fazio ammettere candidamente, insieme a Massimo Gramellini, di riconoscere a malapena due candidati su 7 alla Presidenza della Commissione Europea. La dice lunga sul livello di informazione sull’Europa nel belpaese.