A.A.A. Appartamento con cittadinanza UE offresi
La Spagna per risolvere la crisi generata dalla bolla immobiliare che ha prodotto milioni di metri cubi di alloggi invenduti, la Lettonia per risanare un bilancio fallimentare ed arginare la crisi demografica, Cipro per fare cassa. Queste ed altre motivazioni hanno spinto diversi paesi comunitari ad offrire la cittadinanza europea a chiunque acquisti immobili nel loro territorio. In buona sostanza loro fanno cassa e noi paghiamo le tasse per garantire diritti e servizi a Russi e Cinesi, prevalentemente, con portafogli gonfi di denaro di non si sa quale provenienza. Naturalmente ciascuno dei paesi che ha avviato questa pratica di raccolta di denaro ha posto regole diverse e soprattutto richiede diversi livelli di investimento.
Ad esempio in Olanda occorre un esborso minimo di 1,5 milioni di EUR investiti nell’economia locale, mentre in Spagna occorre acquistare una quota di debito pubblico pari a 2 milioni. Le quote minime di accesso variano di paese in paese, fino ad un minimo di 75 mila EUR per avere un Visto Gold della durata di cinque anni. Questa pratica ormai diffusa -sono 15 i paesi dell’Unione in cui è possibile acquisire la cittadinanza e poi girare liberamente per l’Europa di Schengen- rischia di diventare una bomba ad orologeria per le istituzioni comunitarie, di non poco conto.
In primo luogo i controlli sulla provenienza del denaro di questi immigrati di lusso è debole se non inesistente, come ha dimostrato il caso del Portogallo, dove un grande evasore cinese, condannato a 10 anni di prigione, ha potuto acquistare la cittadinanza. In secondo luogo perché la parità di diritti ed opportunità, uno dei valori fondanti della UE, va a farsi benedire. I migranti che sbarcano a Lampedusa non hanno infatti diritto di cittadinanza e semmai riescano a dimostrare la loro condizione di disperazione, possono al massimo essere accolti come rifugiati. Come affrontano i burocrati del Parlamento e la Commissione UE questo difficile tema? Come è possibile accettare una simile situazione, nella quale i diritti vengono “venduti” al miglior offerente, mentre ai poveri viene inflitto un calvario burocratico? Semplice: si tengono separati gli argomenti. Da una parte, incalzati dal Commissario uscente Vivianne Reding, approvano una risoluzione che si limita a condannare eticamente la pratica di vendita del diritto di cittadinanza a fronte dell’acquisto di immobili o società “un tale regime di vendita pura e semplice della cittadinanza europea compromette la fiducia reciproca su cui poggia l’Unione” (vedi il testo integrale della risoluzione http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA-2014-0038+0+DOC+XML+V0//IT)
Mentre il tema dell’immigrazione viene affrontato in altra sede ed in altro ordine del giorno.
Nelle parole di Clarisse Heusquin, che conduce una battaglia sui diritti umani nell’Unione: “Sono rimasta scioccata, mortificata venendone a conoscenza. Si sta costruendo un’Europa a due velocità. Da un lato, si chiudono le frontiere e dall’altro si accolgono i capitali. Questa Europa-fortezza è indegna”.