L’Europa si ferma, l’immigrazione no….
… E l’Italia affoga.
Mentre Junker afferma che le quote di ripartizione saranno rispettate dagli stati europei, la bomba immigrazione scoppia tra le mani di Renzi, che oltre a chiedere di non alimentare la paura, non riesce a trovare soluzioni e farsi ascoltare dall’Europa.
Le città sono al collasso, le stazioni ferroviarie trasformate in campi profughi e Stati come la Francia con il fucile alla frontiera. Gli immigrati vengono respinti e rispediti in Italia.
Nel frattempo, circola la bozza delle linee guida per il vertice dei leader europei, previsto il 25 e 26 giugno, che accelera sulla “mobilitazione di tutti gli strumenti per promuovere le riammissioni dei migranti economici illegali nei Paesi di origine e transito”, e tra i vari punti c’è “il rafforzamento del ruolo dell’agenzia per il controllo delle frontiere Frontex; una velocizzazione dei negoziati con i Paesi Terzi (non solo quelli in prima linea); lo sviluppo di regole nel quadro della convenzione di cooperazione di Cotonou; il monitoraggio dell’attuazione degli Stati membri della direttiva sui rientri”.
Ma in questa bozza c’è uno spazio vuoto sui ricollocamenti “in attesa- spiegano fonti Ue- della discussione al consiglio Affari interni” di martedì a Lussemburgo.
E mentre l’Europa si da appuntamento alla prossima settimana, la “piena” di immigranti, disperazione e invivibilità raggiunge livelli sempre più alti, con un paese, l’Italia, lasciato da solo ad affogare.
Renzi e il ministro dell’Interno hanno stretto un patto. Se la trattativa a Bruxelles sul piano Juncker dovesse fallire, «allora – come ha preannunciato Angelino Alfano ai suoi collaboratori – l’Italia assumerà una posizione molto dura in Europa», che porterà a un cambio di linea del Viminale sulla politica di gestione dell’immigrazione, a partire da un ripensamento nel sistema di accoglienza dei migranti che oggi vengono scaglionati in giro per il Paese, mentre i partner dell’Unione spingono da tempo verso l’adozione di centri chiusi. Sarebbe una svolta, a cui ne seguirebbe un’altra, legata a una più efficace azione di rimpatrio di quanti non hanno diritto di asilo. Perché questo è il tema attorno a cui ad ogni vertice europeo si scatena il braccio di ferro, un punto sul quale il ministro britannico Theresa May – durante una recente riunione – è intervenuta con toni molto accesi: «È ora di usare termini corretti quando si parla di migranti economici. Sono clandestini, non irregolari», e oggi rappresentano il 60% del flusso di arrivo in Italia, che non riesce a controllarli tutti e che ha perso le tracce di 50 mila migranti.
E mentre forte tensione c’è tra gli stati membri, altrettanta tensione c’è in Italia con la Lega che organizza presidi anti-clandestini. Il governatore Roberto Maroni, ha scritto ai prefetti per chiedere di essere immediatamente avvisato sulle destinazioni dei profughi, visto che “li vogliono mandare in scuole abbandonate e caserme dismesse in mezzo ai topi. E manderò ogni volta delle ispezioni dell’Asl in quei luoghi, e se non ci saranno le condizioni di abitabilità farò sgomberare quei luoghi”, e il governatore del Veneto Luca Zaia si fa portavoce degli allarmi, dei timori e degli appelli a lui rivolti da sindaci, cittadini e imprenditori del turismo veneto, che vedono minacciato il buon esito della stagione estiva dall’invio di profughi, già avvenuto in varie località.