Grecia, le tre chiavi del regno
Il problema che ci propone oggi la crisi della Grecia è di enorme portata ed è destinato ad incidere significativamente sulla nostra vita nel prossimo futuro. La battaglia che Tsipras e Varoufakis stanno sostenendo non servirà solo a salvare la dignità e l’autonomia del popolo greco, ma anche quella di tutta l’Europa. Ecco spiegato perché in tre punti che rappresentano la vera opportunità di svolta del sistema economico europeo.
1. La pretesa di intromettersi nella gestione del governo di uno Stato da parte dei creditori, siano essi la BCE, la UE o il Fondo Monetario Internazionale, separatamente o insieme in formazione Troika. Questo è l’aspetto più importante e più critico dell’intero sistema. Questo modello comportamentale che ha subito anche l’Italia a più riprese negli anni passati (e che ancora subisce) è fallito e comunque deve finire. E’ fallito perché la storia ha dimostrato che non si è ottenuto alcun risultato positivo. Nessuna delle economie sottoposte a “gestione esterna” ha risolto i propri problemi, né ha innescato una ripresa sostenibile né ha migliorato la qualità della vita e le aspettative dei popoli cui è stata “usurpata” gran parte della propria sovranità. Noi abbiamo avuto Monti, Letta, le “verifiche contabili di Bruxelles” e le “riforme” costituzionali – roba da corte marziale- eppure siamo ancora in recessione, la disoccupazione è aumentata e il potere di acquisto di salari e pensioni è al limite della sopravvivenza. E questo è solo il nostro caso ma seguono a ruota Irlanda, Spagna, Portogallo e anche la Francia non ride. Dunque basta da ora e per sempre con le ricette miracolose di Scheuble, Draghi, Lagarde o, peggio, Katainen. Basta con questi soloni a casa degli altri. Abbiamo avuto la prova provata in questo lustro di crisi di un teorema chiaro quanto semplice: lo sviluppo e la crescita economica possono far crescere la finanza, non è vero il contrario.
2. La politica degli interessi sul debito. Se è vero come è vero che lo scopo del Fondo Monetario è quello di sostenere lo sviluppo ed aiutare le economie crescenti, è inammissibile la politica degli interessi che il Fondo ha applicato in questi anni. Poiché il FMI dichiara quale soglia del break even, per sostenere i costi della propria struttura e della sua operatività un tasso necessario dello 0,9%, fin troppo alto rispetto al costo del denaro applicato da FED e BCE, e dunque la struttura dei costi del Fondo va sicuramente tagliata – tutto il contrario quindi che farsi dire dal Fondo chi dobbiamo mettere al governo e a chi dobbiamo tagliare la pensione. Vale la pena ricordare che l’Italia è il settimo contribuente per impegni di capitale su 176 paesi membri del Fondo. Alla Grecia, l’FMI ha prestato denaro al 3,6%!! Chiamarla usura è davvero un eufemismo. Se Varoufakis attaccherà con sufficiente durezza su questo punto, e sopratutto se sarà sostenuto da altri Paesi, Italia in testa, potrebbe rinegoziare gli interessi e richiedere indietro ad oggi circa 2 miliardi di Euro, oppure andare tranquillamente in default e richiedere di attingere alla riserva che il FMI ha costituito lucrando sui paesi europei in difficoltà, che oggi ammonta a ben 19 miliardi. (cfr http://blognews24ore.com/senza-categoria/fmi-miliardi-di-profitto-grazie-agli-alti-tassi-dinteresse-dei-prestiti-alla-grecia).Dunque basta tassi da usura, o si salva un paese o le stesse istituzioni monetarie vanno ridiscusse nella loro interezza. Ricordiamo ai lettori che grandi economie come Brasile, India, Cina, Sudafrica e Russia hanno già abbandonato al proprio destino l’FMI. E’ giunta l’ora di chiuderlo? Forse non ancora, ma di ristrutturarlo sì.
3.L’uguaglianza di trattamento. Se la Grecia fa parte di una comunità, non deve subire una disparità di trattamento all’interno della stessa, poiché lo statuto di quella comunità, la UE appunto, non prevede questo. Dunque la banca centrale, la BCE sui quali poteri ed autonomie ci sarà ancora molto da discutere e da rivedere,non può decidere autonomamente quali paesi favorire e quali penalizzare. Altrimenti diventa la cassa privata di un finanziere spregiudicato e non è a queste condizioni che è stata istituita né che gli è stata concessa la sovranità monetaria di quella comunità.Dunque Mario Draghi se vuol comprare i titoli della Germania, della Spagna e degli altri ad un tasso dell’1% può farlo solo se si compra anche quelli della Grecia poiché infatti nessuno gli ha concesso il potere di discriminare e distinguere. E’ già accaduto in passato, in occasione del primo salvataggio del 2002 con tutte le maldestre e spregiudicate ingerenze nella politica interna di quel paese da parte della UE, con il rovesciamento di un governo e nomina di un membro del Bilderberg e con la cancellazione di un referendum. Orrori degni di una rivoluzione, orrori che giustificano l’uso delle armi da parte di un popolo. Allora fummo noi, Paesi dell’UE a renderci complici di questo scempio del diritto e della democrazia. (Cfr Capitolo Default in L’Ora della Ghigliottina). Oggi sembra essere un uomo solo, Draghi, che invece a quei Paesi dovrebbe rispondere solo sì e sissignore, come è giusto che sia. Anche qui dunque, delle due l’una: o la BCE inserisce la Grecia nel Quantitative Easing, o la BCE va ristrutturata con urgenza.
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