Fuori di qui!
Perché il Brexit conviene all’Europa
L’esito del referendum sull’uscita della Gran Bretagna dalla UE non è affatto scontato. Ogni media ed ogni politico ha detto la sua, ogni economista ha proposto le proprie analisi, gli USA, che in genere fanno finta di non ingerire, si sono spesi in tutti i modi per scongiurare l’evento. Ora la parola passa ai cittadini, poche ore e la carta geopolitica del pianeta potrebbe subire il più grande cambiamento dal dopoguerra ad oggi. Ma all’Europa, cosa conviene? Che resti in casa il membro di gran lunga più scomodo dell’Unione, o che finalmente prenda la sua strada? La Gran Bretagna è da sempre il membro più scomodo ed imbarazzante dell’Unione Europea, questo ci racconta la lunga storia della nostra comunità e vediamo perché. Quando la Thatcher era il primo ministro di Sua Maestà, ostacolò e alla fine fece cancellare tutti i programmi di ricerca sull’energia nucleare. Ne sa qualcosa l’Italia che perse miliardi di fondi e si trovò con il centro di ricerca dell’Euratom di Ispra (VA) ridotto a poco più che un centro di documentazione. La Thatcher ottenne anche misure di finanziamento straordinarie per risollevare il suo paese dalla crisi della produzione industriale. Tanti di quei soldi che servirono a rilanciare l’economia britannica e che in seguito, su pressione di tutti i membri, la Gran Bretagna ha in parte restituito, visto che i propri tassi di crescita viaggiavano a due cifre ed invece quelli del resto d’Europa claudicavano. Poi, sempre sotto la Thatcher, si oppose ( e molti dicono a ragione) alla moneta unica. Forse le analisi britanniche sulle conseguenze dell’entrata in vigore dell’Euro erano corrette, tanto che qualcuno oggi le va sbandierando sulla rete, citando la Margaret d’oltre Manica come fosse stata un vate della finanza mondiale. Così non era, nei fatti.
In primo luogo perché le analisi e le colpe che vengono attribuite all’Euro non sono certo tutte dell’Euro e poi perché in quindici anni, non è cambiata solo l’economia dell’Europa ma quella di tutto il mondo. Quello che invece la pragmatica lady di ferro ottenne, fu quell’anomalia insensata – che iurop non smette di denunciare – che vede la Banca d’Inghilterra presente nella BCE con una quota pari a quella della Germania, con la differenza che la prima continua a battere (e a stampare) una moneta propria, cioè la Sterlina. Un bel po’ comodo, si può ben dire. Da ultimo, Cameron ha recentemente ottenuto delle condizioni particolari (cfr. ns articolo) per la permanenza della Gran Bretagna nell’ambito UE, costituendo di fatto una specie di “regione a statuto speciale” all’interno di un sistema che vuole invece essere paritetico per tutti i suoi membri. Questo ultimo aspetto è il più pericoloso per la tenuta dell’Unione, poiché infatti costituisce un precedente appetibile per tutti e rischia di aprire un estenuante confronto, Stato per Stato, che potrebbe indebolire sempre di più l’Europa in un futuro prossimo. Il primo e più devastante degli effetti si risentirebbe nell’immediato proprio sul tema frontiere – immigrazione, come da avvisaglie in corso….
Da ultimo, gli interessi statunitensi verso la permanenza della Gran Bretagna nella UE, non sono quelli delle mammole. E’ storia arcinota il rapporto privilegiato fra gli USA e la Gran Bretagna che in questa fase costituisce il più solido ed affidabile dei trampolini di lancio per il varo del TTIP, frontiera sulla quale ci scontreremo ferocemente entro breve. Sarà pur vero che senza il PIL della Gran Bretagna, quello dell’Europa e degli Usa si equivarranno, ma pazienza, meglio senza che con. Speriamo negli elettori inglesi, accompagnamoli fiduciosi all’uscio. Che si prendano le loro responsabilità e che vadano per la loro strada. Il tempo delle Prime Donne è finito. L’Europa è una storia che o vi potete permettere o no. Non è una mucca d mungere quando fa comodo e da ripudiare quando non è conveniente. Dopo trent’anni di opportunismo di bottega, o cambia radicalmente la politica inglese, o fuori da quella porta e buona fortuna!