STREET ART: RIGENERAZIONE URBANA DA BERLINO A TORINO
La strada può regalarti sempre delle meravigliose sorprese, sapori e profumi ignoti, colori e immagini nuove, bisogna alzare lo sguardo e osservare intorno per scoprire tanta bellezza, specie in periferia.
Già la periferia! Quei luoghi spesso emarginati, spesso dimenticati, ma luoghi ideali dove sperimentare, progettare, rigenerare. Renzo Piano, in una recente intervista, ha affermato: “Le periferie sono le città di domani. Oggi non realizzerei più il Centre Pompidou al centro di Parigi, ma in periferia.”
Basta guardare i loro muri, quelli degli edifici delle case popolari, delle vecchie industrie chiuse per vedere come colorati con bombolette a spray, essi rivivano e rivivano interi quartieri.
La street art, confusa spesso con il “Graffitismo” o “Writing” (La Street Art, è la categoria “madre” a cui appartiene il Graffitismo che comunica attraverso spray e soggetti molto spesso legati allo studio della lettera) è l’arte non da galleria ma da strada, vibrante ed energica, di grande impatto comunicativo e spesso con contenuti politici, che affiancata da altre forme di espressione, altre tecniche come la Sticker Art, lo Stencil, le Proiezioni video, le Sculture installate in luoghi pubblici, che non sempre coprono il paesaggio e l’ambiente ma piuttosto lo integrano e sottolineano, oggi ha una nuova missione, quella di rigenerare lo spazio urbano.
Succedeva a Berlino nel lontano 1989 succede oggi a Roma, Milano o Torino.
Subito dopo la caduta del Muro di Berlino, la sezione di muro rimasto, lunga 1,3 chilometri situata al confine tra Friedrichshain e Kreuzberg, conosciuta come la East Side Gallery, è stata dipinta da 118 artisti provenienti da 21 Paesi.
Gli artisti, hanno commentano in ben 101 dipinti, i cambiamenti politici degli anni 1989-1990, con svariati mezzi artistici, e ancora oggi dopo 25 anni, la Est Slide Gallery è un memoriale per la pace, che attira ogni anno milioni di visitatori, che attraverso queste immagini urbane, rivivono gli interrogativi sulla divisione della Germania, meditano sull’importanza di una società libera da vincoli e segregazioni.
Da un po’ di tempo, l’East Side Gallery è “visitabile” nella sua integrità anche online, grazie al lavoro di un fotografo berlinese, Steffen Freiling che ha realizzato un video che mostra, in oltre 400 fotografie montate in sequenza, tutte le 101 opere; mentre in occasione del venticinquennale, vi segnaliamo il film-documentario diretto da Karin Kaper e Dirk Szuszie che ne racconta la genesi storica e le travagliate vicissitudini recenti.
Nel documentario, presentato in anteprima il 6 gennaio, vengono intervistati molti degli artisti che hanno dipinto la Gallery alla sua apertura e partecipato all’imponente restaurazione datata 2009.
Minacciata dagli investimenti degli speculatori immobiliari, l’East Side Gallery è oggi un monumento atipico, dove attraverso l’arte si raccontano le molte anime dei berlinesi e quella della loro città.
La Street Art ha mostrato una forza espressiva eccellente, dovuta soprattutto alla singolare caratteristica di arrivare in spazi mai raggiunti, di parlare alle periferie, ai luoghi di confine, agli edifici cadenti: tutti capaci di amplificare il messaggio trasmesso perché facilmente fruibili. La Street Art non si nasconde. Ed è usando muri di periferia che è stata capace di arrivare dove spesso le istituzioni sono mancate.
Ecco allora che la collaborazione tra artisti di strada e sistema istituzionale non appare più così lontana, anzi, avviene sempre più spesso che quest’arte venga riconosciuta e sfruttata per il suo potenziale, affidandole incarichi che mirano il più delle volte alla riqualificazione urbana, che punta a trasformare il lotto degradato in un museo a cielo aperto.
Nel 2014, la città di Torino, insieme al Comitato Urban Barriera e la Fondazione Contrada Torino, ha indetto un bando internazionale d’arte pubblica B.ART – Arte in Barriera, aperto ad architetti, designer, grafici, illustratori ed artisti, per dare nuova vita a 13 facciate cieche del quartiere, così da riqualificare dal punto di vista sociale ed estetico tutta la zona e focalizzare l’attenzione su una parte della città spesso politicamente marginale, per una riqualificazione urbana e ad un accrescimento del valore estetico dell’area interessata. Il concorso è stato vinto da un giovane architetto pugliese conosciuto nel mondo della street art come Millo (Francesco Camillo Giorgino) che attraverso Il suo progetto, Habitat, presenta una figurazione, quasi del tutto monocroma, giocata sul bianco e nero, in cui a campeggiare è la figura umana, senza età, senza sesso, senza razza, in grandi proporzioni: un uomo caricaturale e malinconico inserito, attraverso intricate linee, all’interno di un fitto tessuto urbano con cui interagisce in diversi modi. Millo crea delle immagini di forte impatto emotivo e dai contenuti molto interessanti, che invitano lo spettatore a riflettere su quello che è il suo habitat e più in generale sullo stare al mondo.
A Tor Marancia, Roma, è partito il progetto Big City Life, curato da Francesca Mezzano, Stefano Antonelli e Gianluca Marziani, fondatori della galleria romana di urban art 999 Contemporary. Fino al 27 febbraio 18 street artist, da 8 diversi paesi, dipingeranno le facciate delle palazzine dell’ATER di via Annio Felice.
Quello che riscontriamo, a tre decenni dalla sua comparsa, come il fenomeno socio-culturale dell’arte urbana abbia guadagnato, tramite le sue influenze sulle arti visive, una rilevanza unica sul panorama della creatività contemporanea. I Graffiti influenzano la grafica pubblicitaria, le campagne di marketing, il gusto di migliaia di persone.
I graffiti esistono da sempre. Si tratta di un fenomeno antropologico. Negli anni ’30 del ‘900, il fotografo Brassaï è stato il primo a interessarsi a questo tipo di iscrizioni che esistono fin dall’Antichità.
Negli anni ‘60, l’apparizione della bomboletta ha offerto alla gioventù disillusa degli anni ’70 e ’80 uno strumento particolarmente efficace per lasciare delle iscrizioni sui muri di città ordinarie, in strade considerate fino ad allora dei non-luoghi dell’arte. L’interesse per l’Arte Urbana è poi esploso sicuramente attorno al 2000 grazie a Banksy. Da allora si sono moltiplicati libri sull’argomento e l’impatto dell’Arte urbana e della cultura metropolitana sulla società e l’immaginario collettivo è esploso senza possibilità di contenimento. Ovviamente, soprattutto nell’epoca contemporanea, l’economia e le aziende non hanno tardato a cogliere l’occasione di sfruttare questa forma di comunicazione a proprio favore; la Street Art è stata infatti molto spesso oggetto di vere e proprie campagne di marketing proprio per merito, o a causa, della propria potenza nel veicolare i messaggi.
La cultura della strada è stata così proiettata nella cultura di massa, influenzando prodotti e campagne pubblicitarie, soprattutto quelle rivolte ai giovani. Una vera e propria consacrazione accompagnata al riscatto che tanto merita dopo decenni in cui la Urban Art veniva additata come semplice “scritta sui muri”.
di Letizia Molfetta