Sono vegetali i robot del futuro
Il progetto avviato tre anni fa prende spunto dalle più recenti scoperte sul comportamento biologico delle piante. Oggi sappiamo che le piante hanno capacità incredibili: hanno 15 sensi, tra cui la capacità di percepire la pressione, la chimica del terreno, la luce, le onde elettromagnetiche. Gli straordinari ed evoluti comportamenti delle piante ci dimostrano che esse comunicano e interagiscono tra loro e addirittura si riconoscono fino al primo grado di parentela!! Si è addirittura arrivati ad immaginare che siano le piante ad aver influenzato la nostra evoluzione su questo pianeta. Come spiega l’ingegner Mancuso, padre ispiratore del progetto: “Facciamo un esempio: ci è noto che alcune piante producono dei fiori con forme, odori e colori studiati appositamente per attirare certi tipi di insetti, di cui la pianta si serve per l’impollinazione. Quindi, come possiamo escludere che abbiano fatto lo stesso con noi? Come facciamo a dire che alcuni dei frutti o dei fiori che ci piacciono di più non siano stati selezionati dalle piante appositamente per attirare noi e convincerci a diffondere sul pianeta la loro specie a discapito delle altre? La natura non è forse la madre di tutti i “persuasori occulti” e i geni del marketing dei nostri giorni?». Anni fa gli studiosi australiani erano arrivati alle stesse conclusioni di Mancuso, analizzando il comportamento degli eucalipti e la lotta per la sopravvivenza delle piante, arrivando alla conclusione che le piante più “intelligenti” siano le graminacee, poiché hanno persuaso l’uomo a lavorare per loro! Da questi studi si è arrivati ad ipotizzare la realizzazione dei Plantoidi e a breve si spera di poterli usare su Marte per la ricerca e per il progressivo adattamento dell’ambiente. Gli studi della NASA in merito- progetto Terraforming – erano già molto avanzati. Ma il progetto europeo rappresenta l’ultima frontiera, soprattutto dal punto di vista della tecnologia. L’obiettivo è la progettazione e la realizzazione di robot ispirati alle piante, in grado di imitare il comportamento delle radici, utilizzando una nuova generazione di tecnologie hardware e software. Alla base una scelta sul futuro tecnologico dell’Europa che coinvolge quattro importanti centri di ricerca: il Center for Micro-BioRobotics dell’istituto italiano di tecnologia di Pisa, la facoltà di agraria dell’Università di Firenze, l’Institut de bioenginyeria de Catalunya (Spagna) e l’Ecole polytechnique federale de Lausanne (Svizzera). Ogni Plantoide sarà costituito da un apice radicale munito di sensori, attuatori e unità di controllo, e da un tronco robotico, collegati meccanicamente tra loro da una struttura allungata. La sfida è realizzare una rete di radici robotiche sensorizzate che riproducano la capacità di esplorazione, adattamento ambientale e coordinazione tipica dei vegetali e che forniscano un modello di pianta artificiale equiparabile al mondo naturale per efficienza energetica e sostenibilità. Barbara Mazzolai, coordinatrice del progetto, ci racconta lo stato di avanzamento dello stesso nel filmato che illustra anche i prototipi fino ad oggi realizzati.