Immigrazione, l’Europa spara…… numeri!
Qualche settimana fa facevano eco le parole del presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker che invitava tutti gli stati europei a non lasciar da sola l’Italia affermando con forza che il problema immigrazione era un problema di tutti. Parole forti le sue che avevano scosso la coscienza e che finalmente sembravano aver svegliato l’Europa.
Riunioni su riunione per stabilire punti d’incontro per essere Europa, così è notizia di ore che l’Europa dice sì alla missione navale EuNavFor Med per fermare i barconi degli scafisti e il traffico di migranti verso la coste dell’Europa, con il quartiere generale della missione Ue a Roma affidato all’ammiraglio italiano Enrico Credendino.
Sembra essere un bel passo avanti se si somma alle risoluzioni su carta venute fuori dall’appuntamento del 13 maggio dove si è giunti alla creazione di una politica d’immigrazione comune europea, che si fonda: sulla riduzione degli incentivi alle migrazione irregolare; sulla gestione e sicurezza delle frontiere esterne della Ue; sulla protezione dei richiedenti asilo e sulla creazione di una nuova politica della migrazione legale.
I regolamenti di Dublino sembrano così di fatto superati, con l’approvazione dell’agenda europea sull’immigrazione che obbliga gli stati membri ad accogliere 20mila profughi (stima dell’UNHCR) presenti nei campi di Libano e Turchia secondo uno schema ben preciso di quote di redistribuzione.
Già quote, numeri, perché gli essere umani sono solo numeri, numeri da ridistribuire secondo il Pil di ogni singolo stato membro, quote che spaventano e che tornano nonostante tutto a dividere l’Europa.
Per la Gran Bretagna, i migranti che attraversano il Mediterraneo per raggiungere l’Europa dovrebbero essere respinti, ha detto il ministro britannico dell’interno, Theresa May, in un editoriale pubblicato sul Times. “L’Ue dovrebbe lavorare per stabilire dei siti di accoglienza sicuri in Africa del Nord, con un programma attivo di ritorno” dei migranti, ha scritto il ministro britannico. “Non sono d’accordo con il parere” del capo della diplomazia europea Federica Mogherini, secondo il quale “non un singolo rifugiato o migrante intercettato in mare sarà respinto contro la sua volontà”. “Un simile approccio non può che favorire la traversata del Mediterraneo e incoraggiare ancora più persone a mettere la loro vita in pericolo”, ha aggiunto May.
Ferma opposizione è stata anche espressa dalla Repubblica ceca e dalla Slovacchia. La posizione dei due governi è stata ribadita durante un vertice a cui hanno partecipato i premier Bohuslav Sobotka e Robert Fico. “Per principio respingo qualsiasi politica delle quote”, ha detto lo slovacco Fico, secondo il quale ogni atteggiamento dell’Ue deve basarsi sul principio della volontarietà, rispettando le decisioni dei singoli Paesi. Per Sobotka le attuali iniziative che mirano alle quote obbligatorie costituiscono “una accelerazione forzata di tutto il processo, che potrebbe piuttosto danneggiare il dibattito sulla migrazione”.
E oggi arriva il no della Francia e l’ invito della Spagna all’Ue di rivedere la proposta promossa dall’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini.
“La Francia è contro l’instaurazione di quote di migranti” ha chiarito il premier francese, Manuel Valls, “con il presidente della Repubblica abbiamo pensato che bisognava alzare molto la voce perché non ci fosse alcuna ambiguità. La questione delle quote è fonte di una grandissima confusione. Non bisognava lasciar passare la sensazione che avremmo accettato queste quote”, ha spiegato al Journal du Dimanche. Perplessità non di poco conto arrivano anche dalla Spagna, che garantisce da Bruxelles il ministro degli Esteri Josè Manuel Garcia-Margallo, “è assolutamente disposta a fare sforzi di solidarietà” ma questi “devono essere proporzionati, giusti e realisti e quelli proposti dalla Commissione non lo sono”.
Sembra che all’Europa piaccia giocare a fare un passo in avanti e cento indietro e alla fine dei giochi il “problema” sarà solo italiano.