La notizia del secolo
Alla fine hanno fatto da soli. Il 15 luglio 2014 è nata la banca dei paesi in via di sviluppo.
La portata di questa notizia è davvero storica ed è certamente la più importante della nostra epoca. Vediamo perché. Come ho avuto modo di descrivere nel capitolo Modelli nel libro “L’Ora della Ghigliottina” , all’indomani della caduta del muro di Berlino, il sistema economico occidentale è diventato rapidamente universale, essendo crollato il suo sistema antagonista. Questo processo di mondializzazione del sistema occidentale è avvenuto con il repentino sviluppo di quella che tutti conosciamo come “globalizzazione”. Il sistema occidentale tuttavia dovrebbe essere più propriamente chiamato sistema statunitense, poiché infatti è a quello che il mondo si è adeguato, seppure con qualche lieve moderazione in medio oriente sull’aspetto finanziario – le banche arabe non ammettono la speculazione finanziaria fine a se stessa – e con delle distinzioni nell’area europea, incentrate sopratutto sui rapporti di lavoro e sulle strutture sociali.
L’assetto mondiale dell’economia è stato fino ad oggi dunque esclusivamente condizionato sia dal modello di sviluppo economico ( cfr Guerre stesso libro, ndr) sia ed ancor più da quello finanziario americano.
Il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e la Federal Reserve hanno dettato legge, creando benefici sì ma anche e più spesso disastri sociali, talvolta verosimilmente in buona fede, molte altre volte no. A partire dalla Conferenza di Bretton Woods che bocciò la linea di Keynes, fino ai nostri giorni, lo scenario della finanza internazionale è stato uno solo dunque, e si è sempre mosso in una unica direzione senza incontrare ostacoli né altri antagonisti. Questo andamento ha portato l’intero sistema all’attuale crisi finanziaria dalla quale non si vede come uscire e con le conseguenze che tutti conosciamo. La costituzione dell’eurozona è ben lontana dal costituire una valida alternativa ed anzi annaspa nelle sue drammatiche contraddizioni. Prima fra tutte quella dell’essere stata costituita accorpando economie e paesi niente affatto uniformi fra loro e dunque già nata con una fragilità intrinseca congenita. Sebbene i paesi del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) le economie emergenti, debbano in larga parte il loro vertiginoso sviluppo proprio alla globalizzazione, è anche vero che il modello FMI-Banca Mondiale rischiava di essere per loro una limitazione insostenibile e troppo spesso direttamente condizionante in termini politici. Da tempo questi paesi lamentavano il fatto che gli assetti interni del FMI fossero rimasti i medesimi dalla fine della seconda guerra mondiale, senza però riuscire ad ottenere risultati significativi. Così, il 15 luglio scorso è stata inaugurato un nuovo sistema finanziario mondiale indipendente, la banca del BRICS o fondo per lo sviluppo dei paesi emergenti.
Già nel 2010, la neonata agenzia di rating cinese Dagong fece tremare il mondo declassando il debito americano, ma in quel caso la vera notizia era costituita dal fatto che ci fosse – finalmente – un’agenzia di rating non americana. Che potesse esistere cioè un modo altro di valutare il mondo. Oggi la fondazione della Banca del BRICS si pone dunque come sistema antagonista al FMI-BM e lo scenario generale del pianeta non potrà che giovarsene. A nostro avviso sbaglia e di molto chi legge questa iniziativa in chiave anti-europea, così come ancor di più sbaglierebbe chi non sapesse cogliere in questo evento un’opportunità di dimensioni planetarie. L’Unione Europea ha intanto deliberato nel 2011 una risoluzione nella quale si considerano “Paesi in via di sviluppo”, esortando la Commissione a collaborare con essi, tutti i paesi del BRICS ad eccezione della Russia (cfr, delibera http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A7-2012-0010+0+DOC+XML+V0//IT) cosa assai curiosa e squisitamente politica in quanto la Russia, sebbene ricca di materie prime, non si può certo considerare un paese sviluppato né nel senso industriale né in quello sociale. Insomma l’Europa sta alla finestra e non si sbilancia né tantomeno si permette di indispettire l’alleato americano.
Ma siamo già al confronto diretto fra i due sistemi? E’ ipotizzabile uno scontro finanziario fra giganti? La attività della banca del BRICS, che rappresenta oltre il 40% della popolazione della Terra e già oggi può contare su di una capacità di investimento pari a quella delFMI, sarà l’alternativa alle politiche di austerity? L’Europa sarà il “vaso di coccio” o l”ago della bilancia” fra i due modelli economici? E’ presto per dare risposte a questi interrogativi, ma certamente il mondo ha iniziato un cambiamento epocale ed è di importanza cruciale valutare ogni passo con attenzione. C’è già pronto un primo scenario critico sul quale, è molto probabile, i due sistemi si troveranno a confronto tra breve, brevissimo tempo: l’Argentina. Il paese del tango e delle pampas, di Borges e di Francesco, si piegherà agli avvoltoi della Lagarde, come li chiama il popolo in rivolta, o chiederà aiuto alla Banca del BRICS per evitare di rimanere nuovamente strangolata, come già avvenuto in passato?