Bilderberg: il club delle schiappe
Ma quali padroni del mondo, ma quale centro di potere occulto! Il gruppo Bilderberg somiglia più ad una centrale di riciclaggio per personaggi semi-falliti o emarginati da una società in cambiamento, che non ad una oscura organizzazione di burattinai del mondo.
Certo, i suoi più alti rappresentanti siedono nei posti di controllo dell’alta finanza, è vero. Ma è proprio l’alta finanza che da anni è nell’occhio del ciclone, collezionando insuccessi e catastrofi di proporzioni bibliche in ogni angolo del mondo, incapace come è di immaginare il proprio (e l’altrui) futuro. E allora l’unione fa la forza.
Sei stato trombato alle elezioni? Non riesci a fare carriera? Il mondo reale ti ha girato le spalle, oppure tutti ti hanno superato, relegandoti nell’oblio? Iscriviti al club degli sfigati – il Bilderberg appunto – ed i buoni amici troveranno il modo di rimetterti in pista! A giudicare dagli eventi della nostra storia recente, sembra essere proprio così che vadano le cose. Qualsiasi sia il ramo di attività, dalla politica al giornalismo, dalla finanza alle banche, se vendi l’anima al diavolo, che in questo caso porta il nome e cognome di David Rockefeller- fondatore del gruppo – otterrai una seconda opportunità. La famigerata associazione, che molta stampa accredita (sarà per questo che invitano sempre qualche giornalista famoso ai loro meeting?) nell’immaginario collettivo come una specie di Spectre di James Bond, infatti, altro non ha fatto negli ultimi decenni che riesumare perdenti di ogni sorta, riportandoli in auge e riuscendo a collocarli- seppur per brevi periodi – in posizioni chiave del nostro sistema. Come fanno? Semplice, lo strumento operativo del gruppo è la banca d’affari americana Goldman Sachs, finita sotto inchiesta della SEC (la Consob americana ndr) negli USA nel 2010 per frode. Inchiesta dove emerse chiaramente il fenomeno dello Sliding doors – porte girevoli- il curioso meccanismo con il quale funzionari di rango della banca diventavano poi alte cariche governative in diversi paesi e viceversa. La banca trova i soldi, compra o colloca i titoli di uno stato ed in cambio entra con i suoi uomini nella stanza dei bottoni. Oppure il contrario: tu procuri affari lucrosi per la Goldman Sachs quando sei in condizioni di farlo, e loro ti riservano una poltrona ed uno stipendio per quando il popolo che governi scopre il giochetto e ti caccia a pedate.
Per la cronaca in Europa è stato il caso di Monti, Draghi, Prodi, Tononi, Letta, Papademos, Van Rompuy e la lista è molto lunga se si aggiungono quelli americani, da Robert Rubin e R. Zoellick, fino a Joshua Bolten, capo di gabinetto di Bush. Ma rimaniamo sul gruppo Bilderberg e non su quello che a tutti gli effetti è il suo braccio operativo, e ci accorgiamo che anche in altri ambiti la associazione assolve ai suoi compiti. La caratteristica principale del Bilderberg e dei suoi iscritti sembra proprio essere quella di essere presenti nelle istituzioni a prescindere da chi le guidi o vinca le elezioni. Vediamo qualche esempio.
Mario Monti, membro di lungo corso del Bilderberg, diventa commissario europeo nominato da Berlusconi nel 1994, ma nel 1999, dopo che la Commissione Santer si dimette in blocco, viene confermato da D’Alema e delegato alla concorrenza. Si mette in luce per le sanzioni comminate a Microsoft ma poi torna nell’ombra fino al 2010. Si fa per dire nell’ombra perché intanto si occupa di tutte quelle discutibili attività che riferiscono al Bilderberg e dintorni, come la Trliaterale (altra “invenzione” di Rockefeller). Partecipa alla riunione del gruppo nel giugno 2011, ed ecco che a novembre è Presidente del Consiglio e Senatore a vita.
Enrico Letta nel suo partito non ha mai contato nulla. Sebbene nipote del ben più importante Gianni, di tutt’altra parrocchia, la sua visibilità politica è pressoché insignificante. In tutti i talk show dove viene invitato, Ballarò fondamentalmente, per anni non sa cosa altro dire se non che Berlusconi va a puttane. Un po’ poco per essere accreditato come un leader, nonostante qualche carica di secondo piano l’avesse collezionata. Ma poi viene invitato – ad una sola riunione sembra – del Bilderberg ed eccolo Primo Ministro. Incolore, inodore e insapore, viene trucidato dopo pochi mesi dal suo stesso partito.
Emma Bonino è una che di trasversalità se ne intende. Da famosissima leader radicale negli anni ’70 a guerrafondaia a fianco di Bush e di Israele contro l’Iraq. Da Commissario europeo con Berlusconi a Ministro per le politiche europee con Prodi, passando per una sfortunata candidatura con La Rosa nel Pugno insieme ai nuovi socialisti di Boselli. Nel 1998 partecipa al Bilderberg e l’anno dopo porta a a casa l‘8,5% dei voti con una lista a suo nome alle elezioni Europee. Da pacifista impegnata, diventa poi Ministro degli Esteri del governo Letta e riunisce un Alto Comitato per la Difesa (quasi un consiglio di guerra, ndr) escludendo definitivamente il Parlamento dalla discussione sull’acquisto degli F35. Non male per una democratica pacifista. Cosa c’entra il Bilderberg? Nulla forse, ma non dimentichiamoci che quella associazione composta per due terzi da europei e per un terzo da statunitensi sta lì proprio per promuovere e favorire il business fra Europa ed USA e che gli F35 sono stati il cavallo di battaglia di tutte le opposizioni, per tre valide ragioni: costano troppo, non rispondono ai requisiti di progetto e in Europa abbiamo già gli EFA che sono operativi e danno il quadruplo del lavoro all’Italia.
Lucas Papademods era già stato Governatore della Banca di Grecia (quella dei conti truccati, ndr) nel 2002. Poi passa a vicedirettore della BCE, dove nessuno lo nota tanto è offuscato da Draghi (altro Bilderberg doc) ma poi, all’indomani della banca rotta della Grecia, ecco che viene “imposto” come Primo Ministro con una operazione destinata a passare alla storia per violazione di ogni diritto democratico. La Grecia va in fiamme ed anche i finanziatori perdono nel giro di pochissimo tempo il 30% dei loro crediti. Un affarone per tutti!
Di Van Rompuy e dell’influsso del Bilderberg sulla sua nomina abbiamo già parlato in altra occasione. Sta di fatto che è stato nominato Presidente della Commissione dopo la cena con il Bilderberg. La sua Presidenza è stata a dir poco fallimentare (vedasi la crisi della Grecia, ndr) comunque offuscata da Barroso. Ha da pochi giorni iniziato le consultazioni con le forze politiche per la nomina della nuova Commissione, ma la cronaca ci informa che è in corso il meeting triennale del Bilderberg a Copenaghen e, c’è da scommetterci, è lì che si faranno le scelte.
Questa associazione di perdenti incalliti che si arrocca dietro la regola della Chatham House che, per la cronaca, è tutt’altra e ben più nobile istituzione diplomatica inglese, continua ad imperversare nelle nostre istituzioni in ogni dove, promuovendo personaggi dubbi e sottraendosi in ogni modo a qualsiasi verifica popolare e democratica, seguendo criteri tutti propri, che restano segreti. L’unico principio a cui queste persone dimostrano di mirare con fervida dedizione è il potere personale e l’arricchimento, anche indebito, soprattutto della Goldman Sachs, fregandosene altamente di ogni regola ed ordinamento. Tuttavia si propongono come illuminati osservatori delle vicende europee ed americane, cercando di far passare la loro improbabile competenza come un sussidio filantropico indispensabile per il nostro sviluppo. Oltre al fatto che sarebbe ben il caso di metterli fuori legge una volta per tutte, ci domandiamo: perché gente come Steve Jobs, Barnard, Mandela, Madre Teresa, il Dalai Lama e tanti altri non hanno mai fatto parte del gruppo Bilderberg? Forse perché loro il mondo lo hanno migliorato davvero, invece di limitarsi a depauperarlo delle sue ricchezze e dei suoi diritti?
Post scriptum: chi paga il conto di una sorveglianza con tale dispiegamento di forze, le nostre tasse, o possiamo mandare la fattura al Dottor Monti?