Caos calmo in Europa
Completamente disatteso il sondaggio telematico europeo, promosso dalla stessa Commissione, i cui risultati avevamo pubblicato una settimana fa, all’indomani della chiusura del 16 maggio. Smentita la grande crescita a sinistra che vedeva i Reds di Tsipras al 21%- sono arrivati a stento al 6%- e più sonoramente il crollo del PPE che si dava per ridotto ai minimi storici, fino al 12%. E’ in maggioranza al 28%. Ancora più forte il calo, rispetto al sondaggi via internet, dei Verdi che vedono un sognato 14% tradotto nella metà al 7%. Una Europa più stabile di così non si era mai vista. Le maggioranze possibili in questo scenario sono almeno tre e da domani si comincia a discutere la formazione della nuova Commissione fra i capi di governo. Non possiamo dire oggi se Juncker ce la farà a far valere il suo successo o se sarà Schultz il preferito dai governi. Più verosimilmente nessuno dei due. L’occasione perduta è dunque quella di avere un esecutivo uscito direttamente dalle urne, con una maggioranza chiaramente espressa dagli elettori. Ancora una volta in Europa deciderà il Consiglio e non il Parlamento che, nonostante il successo degli euroscettici abbia scompigliato gli equilibri interni in paesi importanti coma la Gran Bretagna e la Francia, non ce l’ha fatta a decidere da solo. Se il Consiglio uscirà con una nomina che non rispetti la scelta del Parlamento dunque, si riproporrà il tema del Consolato Romano (Cfr Consoli Romani…). A quanto pare infatti anche la Merkel non vorrebbe nemmeno uno dei candidati scelti dal parlamento. Se questo dovesse accadere, avremmo un’altra riprova dello strapotere della cancelliera che paralizza l’Europa ormai da un decennio. Che la Germania abbia confermato il proprio leader, non significa che l’Europa lo approvi, anzi. Ma in democrazia, per vincere bisogna votare e gli europei, al pari degli italiani, dopo tante proteste contro il sistema di potere, si sono rivelati incapaci di scegliere un futuro diverso. Vedremo nelle prossime ore quali saranno le scelte dei “capi” dunque; se subiremo ancora un allontanamento dalla democrazia, oppure se possiamo cominciare a credere che l’Europa abbia mosso un primo seppur ancor debole passo verso una gestione dell’Unione più condivisa dai popoli e meno dai governi.