Basta balle Matteo, adesso paga le imprese!
L’Unione Europea mostra di non dare affatto credito alle supercazzole del governo Renzi. Molto diversamente da quanto ci racconti la stampa italiana che, dal 27 maggio di quest’anno, sembra presa da un delirio divinatorio nei confronti del premier, osannando ad ogni occasione le sue presunte gesta. Ciance a parte, che non abbia ancora pagato l’80% dei debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese è un fatto e come tale viene gestito dagli organi di controllo dell’Unione. La procedura d’Infrazione è stata formalmente aperta il 16 giugno, proprio mentre il Ministro Lupi si barcamenava alle prese con un’altra procedura d’infrazione aperta nei confronti dell’Italia il 22 aprile scorso, in merito alla gestione dell’autostrada Civitavecchia- Rosignano. E siamo a 117 infrazioni, un record assoluto in Europa!
Se poi qualche cittadino si domanda perché mai l’Italia debba andare in Europa sempre a testa china e trovarsi a subire spesso la leadership autoritaria di una come Angela Merkel che ben poca materia avrebbe a sostanziarla, ecco la risposta. Perché i nostri governanti giocano sempre a fare i furbi facendoci fare figure da cialtroni inadempienti e dunque inaffidabili.
Al di là delle considerazioni di politica e di immagine del Paese, vale la pena descrivere in modo sintetico e comprensibile cosa significhi e come si attui una procedura d’infrazione. Questa procedura è lo strumento di esercizio di uno dei poteri attribuiti all’Unione dai Trattati, in merito al controllo ed alla verifica del rispetto delle direttive e delle leggi europee da parte dei paesi membri. Quando ad una Commissione viene segnalato un inadempimento, oppure la Commissione o qualsiasi altro organo comunitario è informato di violazioni delle regole in una qualsiasi materia disciplinata da normative europee, la Commissione avvia una verifica formale secondo le modalità sancite dagli articoli 258 del trattato sul funzionamento dell’UE e dall’articola 106a del trattato CEEA (Comunità europea energia atomica, ndr). La procedura d’Infrazione si articola normalmente in due macro-fasi: quella precontenziosa e quella giudiziale.
La prima fase precontenziosa a sua volta si articola in tre tappe:
1) La messa in mora: la Commissione avverte il Governo del Paese nel quale si è verificata l’infrazione del mancato rispetto della regola ed invia una richiesta di chiarimenti da fornire entro un termine prefissato.
2) Il parere motivato: è la risposta della Commissione alle osservazioni fornite dal Paese membro soggetto alla procedura. Questo parere motivato costituisce il presupposto per adire al giudizio della Corte di Giustizia Europea e di fatto si traduce in una ingiunzione da parte della Commissione al Paese membro a rientrare nel rispetto delle regole fissando un termine.
3) Presentazione del ricorso alla Corte di Giustizia. Questa fase, che può essere avviata da entrambe le parti, costituisce l’apertura formale del contenzioso.
Secondo la Giurisprudenza della Corte Europea, la Commissione ha ampia discrezionalità in materia di avvio del procedimento ed anche sulla tempistica di presentazione del ricorso. Dunque nei fatti l’autorità della Commissione è quasi unanimemente rispettata e riconosciuta così come il suo potere sanzionatorio. Questo anche perché la Commissione si è quasi sempre dimostrata corretta e ragionevole nell’uso di questo potere.
Morale: l’Italia si prenderà una condanna ed una sanzione senza troppi complimenti se non si deciderà a pagare le imprese nei termini previsti. E vivaddio siamo in Europa! Stavolta è il caso di dirlo.