Nomine UE – 1: L’Amerikana
“Non mi fate parlar male di una signora”- così rispose Andreotti ad un giornalista che lo incalzava affinché esprimesse un giudizio su una sua avversaria politica. Le due recenti nomine al femminile delle più importanti cariche dell’Unione Europea, mentre da una parte sembrano mandare in visibilio il nuovo femminismo condiviso che si sta felicemente appropriando della nostra cultura sociale, dall’altra lasciano molte ombre ed ambiguità che, se non proprio parlar male, meriterebbero qualche attenta riflessione.
Christine Lagarde neo governatore della BCE viene oggi dipinta dai media come una mediatrice politica moderata e vista con benevolenza acquiescente sopratutto per la mancanza di una formazione culturale strettamente economica.
I media sembrano aver dimenticato i suoi intrighi di palazzo. Nel 2016 è stata condannata in Francia per corruzione (poi trasformato in “negligenza” nella gestione del caso Tapie) per ben 400 milioni di euro. Indagata nel suo paese non si è dimessa dall’incarico di direttore generale del fondo monetario internazionale. Prima di allora fu coinvolta in uno scandalo che coinvolse le sue relazioni considerate da Le Monde “fin troppo personali ed addirittura imbarazzanti” con Sarkozy proprio nel momento in cui il direttore generale del FMI Strauss Kahn veniva coinvolto in uno scandalo sessuale a New York per presunta violenza su una cameriera, poi rivelatosi una montatura. Strauss Kahn però si dimise e la porta a Christine si spalancò. Così si trovo a gestire la crisi della Grecia come attore principale della troika e lo fece con un piglio ed una arroganza degna di una usuraia (cfr nostro articolo). Le sue posizioni da falco misero in ginocchio il popolo greco fino a quando la Lagarde non rimediò una vera e propria “sberla” dal senato americano che le inviò una durissima lettera nella quale le ricordava le principali finalità dell’ente da lei diretto e non le risparmiava critiche per i profitti esagerati e speculativi nonché per i costi fuori misura del Fondo (cfr ns articolo). Da allora la Lagarde ha fatto un cambiamento di rotta e ha seguito una line di condotta più accomodante e meno da falco. Quello che si dice understatement cioè ha mantenuto un basso profilo, quasi sparita dai media. Cosa che oggi fa sperare sulla sua guida della BCE.
Nessuno sembra cogliere altri aspetti molto particolari di questa nomina.
La Lagarde è stata responsabile del più grande studio di avvocati di affari statunitense in Europa, ha gestito il Fondo Monetario Internazionale con il diretto intervento del senato americano come abbiamo visto, ha forti legami con Mario Monti, la Trilaterale e il Bilderberg. Quando ha presenziato accanto a Monti all’inaugurazione dell’anno accademico della Bocconi si è lasciata sfuggire lodi ed apprezzamenti per il Jobs Act di Renzi, del quale il Parlamento italiano non aveva ancora potuto leggere la stesura definitiva, che poi molti osservatori economici e giornalisti informati definirono “scritto dalla JP Morgan”.
Proprio adesso che Trump ha iniziato la sua offensiva contro l’Europa, annunciando dazi e portando personale sostegno ai sì Brexit a Londra, non è curioso che un personaggio così vicino agli USA assuma la direzione della Banca Centrale Europea?