Dicono di lui
Nonostante i suoi 48 anni, Viktor Orbán vanta un curriculum politico di lungo corso ed è stato un protagonista indiscusso dell’evoluzione dell’Ungheria fin dalla crisi del sistema sovietico. Coraggioso oppositore del regime comunista, si può dire abbia traghettato l’Ungheria attraverso una grave crisi economica fino all’ingresso nella Nato e nella UE. Di lui oggi si parla solo come di una specie di dittatore di destra, fortemente provocatore nei confronti del grande sistema euro-occidentale, sebbene alleato degli USA e partner molto beneficiato dell’Unione Europea. Certamente dunque un politico che ha dimostrato di saper ben curare gli interessi del proprio Paese, destreggiandosi abilmente anche nella recente crisi dei rapporti fra la UE e Putin. Insomma uno che prende soldi e benefici dall’Europa ma strizza l’occhio al potere del nuovo Cremlino.
Fra gli analisti c’è anche chi, come ad esempio Limes, lo considera un politico di spessore esaltando la sua posizione fortemente critica se non spesso polemica nei confronti di un sistema europeo appiattito sulle esigenze di mercato della Germania. Certo è che siamo di fronte ad un personaggio difficile ed abile che non esita a dare dimostrazioni anche estreme che in fin dei conti servono più ad esaltare la sua linea indipendentista che non a “proteggere dall’invasione” l’Ungheria, niente affatto minacciata come si vorrebbe far credere. Le quote di immigrati richieste da Bruxelles che Orbán rifiuta ammontano infatti a 1200 persone. Cinque o sei barconi o poco più dei tanti, troppi, che ne arrivano sulle nostre spiagge ogni settimana.