La campana suona per Angela
Prima ancora di essere eletta Direttore del FMI, la Lagarde aveva pubblicamente annunciato la necessità di estenderne i poteri, definendo “una probabile necessità” quella di poter effettuare prelievi direttamente sui conti correnti privati. Di Christine Lagarde e la sua carriera piena di ombre, potete leggere il profilo su WiW; quello che è più importante di questa candidatura da parte della Merkel, che più “voci di corridoio” sembrano confermare, è il totale dispregio delle istituzioni democratiche con il quale, ancora una volta, si muove la terribile Angela. A cosa sarebbe valso il tanto osannato Trattato di Lisbona e che importanza avrebbero ancora le elezioni del Parlamento Europeo, se poi in barba a quanto espresso nelle urne, pochi oligarchi si arrogano il diritto di decidere sopra le nostre teste? Va detto a chiare lettere e ribadito un concetto evidente. Le ultime elezioni, in forza del Trattato, hanno visto indicare dagli schieramenti politici in corsa il loro candidato Premier. Piaccia o no, ha vinto il PPE (peraltro lo stesso gruppo della Merkel, ndr) e dunque il candidato non può essere altri che Juncker. A lui il compito, attribuitogli dagli elettori, di formare un governo, cioè la Commissione. Che lo faccia con le “larghe intese” all’italiana, cioè insieme alla sinistra di Schultz, oppure mettendo insieme un raggruppamento variegato di altre componenti, compreso perché no, qualche gruppo degli emergenti euroscettici, poco importa. Certo è che il rispetto delle regole ed il progresso della democrazia in Europa è arrivato ad un punto di svolta, che rischia davvero di travolgere l’intera Unione. Una candidatura “altra”, una presidenza affidata all’interno di stanze segrete dalle quali il voto popolare resti escluso, costituirebbe un vulnus alle istituzioni, beffardo e del tutto inaccettabile. Osserveremo nei prossimi giorni gli sviluppi delle trattative: quelle “ufficiali” di Van Rompuy, quelle ufficiose dei capi di governo – il Consiglio Europeo- e quelle segretissime del Bilderberg. Certo è che la crescente consapevolezza dei popoli d’Europa, l’insofferenza dilagante verso le politiche di austerity, i più che leciti dubbi sulla moneta unica, hanno dato chiari segnali ai governi e suonato ripetutamente il campanello di allarme, al di là dei ben più miti e rassicuranti risultati elettorali. Dunque Angela Merkel e gli altri membri del Consiglio sono di fronte ad una sfida delicatissima. Sapranno accettare e promuovere l’attuazione del Trattato di Lisbona, iniziando un cammino di armonizzazione e di progresso democratico, oppure si arroccheranno sulle loro posizioni di potere, trasformando il campanello in un concerto di campane, di ogni campanile dei borghi e le città di un’Europa ormai allo stremo?