Christine, Maleficent d’Europa
Christine Lagarde è una di quelle donne che fanno venire i brividi solo a nominarla. E non sono certo dello stesso genere di brividi sensuali che susciterebbe Angelina Jolie, anche travestita da strega. Avvocato d’affari e poi politico di spicco, la sua carriera è costellata di oscuri intrighi e di lotte spietate per il potere. Ministro del commercio nel 2005 e poi dell’economia nel governo Sarkozy, è considerata da Forbes una delle donne più potenti del mondo. Addirittura il Financial Times l’ha dichiarata “miglior ministro dell’economia dell’eurozona” nel 2009, paradossalmente quando la Francia ha iniziato il suo declino finanziario. Inquisita per la vicenda Tapie-Credit Lyonnais, con l’accusa di abuso di ufficio,(Tapie fu assolto dopo vent’anni, ma il crac della sua holding creò più danni di quello della Parmalat, ndr), le furono trovati documenti compromettenti e appunti curiosi e “discussi” sui suoi rapporti con Sarkozy, dai quali traspare un atteggiamento quasi servile nei confronti del Presidente. Ingannevole, a detta di molti, anche considerata la sua sfrenata ambizione. E’ diventata Direttore Operativo del Fondo Monetario Internazionale nel 2011, dopo la rinuncia di Strauss Khann in seguito al notissimo scandalo sessuale che lo travolse e al quale è stato difficile credere fin dall’inizio. Un processo con tutti i risvolti dello show mediatico, dove una cameriera d’albergo venne santificata ed il superpotente condannato per abusi sessuali. In Europa risultò poco credibile come storia, considerato che Strauss Kahn poteva ben permettersi svaghi sessuali ancor più sfarzosi del nostro Berlusconi. Ma non era la prima volta che Strauss-Kahn veniva attaccato con scandali ad orologeria. Già nel 1999 si era dovuto dimettere da ministro per l’economia del governo Jospin, fu poi prosciolto da ogni accusa dopo soli 2 anni (beati processi francesi! ndr). Mentre la strana coincidenza dell’elezione della Lagarde dà credito ai suoi detrattori che la vedono ben saldamente iscritta al gruppo Bilderberg. Le recenti indiscrezioni sulla sua improponibile candidatura a Presidente della Commissione Europea, accreditano dunque la tesi complottista seconda la quale, anche questa volta, sarà il Bilderberg a decidere e non le democrazie.