Il binge drinking: un’emergenza che solo l’Islanda è riuscita ad affrontare
Il binge drinking è l’abitudine a bere molto e tutto insieme, molto amato dai giovanissimi durante il weekend. Si comincia dall’aperitivo, per poi andare a cena e consumare vino o birra, e poi in discoteca dove vengono consumati un alto numero di superalcolici. Quello che forse questi giovani non sanno, è che bastano cinque bicchieri di vino, del whisky o cinque cocktail superalcolici, per aumentare fino a otto volte il rischio di aritmie cardiache, che provocando svenimenti sono le responsabili della perdita di controllo. I cardiologi denunciano costantemente l’abuso di alcool che oltre a provocare seri problemi cardiaci, è la causa principale degli incidenti stradali durante il fine settimana.
Ma perché i giovani bevono così tanto?
Uno dei principali motivi è per sentirsi accettati. Fare parte del branco nell’età adolescenziale, è prioritario. Secondo la Società italiana di medicina dell’adolescenza, da una parte si beve per “essere accettati dal gruppo”, mentre nel 47,5% dei casi per divertirsi. Quindi l’uso dell’alcool è dato anche dal fatto che i giovani non si divertono, non hanno stimoli, e cercano un rifugio nel bere senza freni. Nel migliore dei casi senza nessuna conseguenza, e questo potrebbe portarli a pensare che tutto sommato l’alcol non sia dannoso: saranno perciò portati a continuare a bere senza porsi troppi limiti.
Secondo i dati dell’Alcohol Prevention Day, la giornata di sensibilizzazione promossa dall’Istituto Superiore di Sanità, in Italia sono quasi 8 milioni i consumatori a rischio, mentre 720 le persone che hanno una vera e propria dipendenza. E’ quindi una questione di salute pubblica! In questo senso solo l’Islanda ha saputo affrontare il problema. Grazie al programma Youth Iceland, l’Islanda ha trasformato i suoi teenager dai più assidui bevitori ai più salutisti d’Europa! Harvey Milkman, professore di psicologia americano che oggi insegna all’università di Reykjavik, studiò nel 1992 le dipendenze e gli effetti delle droghe, arrivando alla conclusione che l’alcol è sedativo. Propose, perciò, di provocare lo stesso effetto di ‘sballamento’ attraverso attività che incidono chimicamente sul cervello senza gli effetti deleteri delle droghe. Si attuò, così, un programma nazionale di recupero che prevede: diverse proposte sfidanti di attività sportive; divieti da parte dei genitori; un ottima comunicazione tra genitori e scuola; spendere molto tempo a casa; modifica delle leggi abolendo l’acquisto di sigarette per i minori di 18 anni e di alcol per i minori di 20 anni. Agli adolescenti di età compresa tra i 13 e i 16 anni fu imposto, inoltre, il coprifuoco alle 10 di sera in inverno e a mezzanotte d’estate; furono introdotte moltissime attività sportive e artistiche per ottenere quel senso di benessere psico-fisico che può dare una sostanza stupefacente.
Una vera e propria rivoluzione culturale che non prende piede nel resto dell’Europa, dove il 3,8% dei decessi e del 4,6 % degli anni di vita persi a causa di disabilità riconducibili all’alcool. E’ possibile che solo l’Islanda si interessi alla salute dei giovani o c’è un interesse dietro al commercio dell’alcool?