Multe da orbi!
La più clamorosa è quella richiesta alla Apple, considerata la popolarità del marchio e l’entità della richiesta. Da qualche anno a questa parte. tuttavia, stiamo assistendo ad una sorta di guerra a colpi di multe, sanzioni e richieste di risarcimento un po’ da tutte le parti e specialmente nell’ambito bancario. La super multa da 13 miliardi richiesta alla Deutsche Bank, talmente esosa che potrebbe portarla al fallimento, tiene i mercati in stato di allerta. Un’allerta importante se si considera il vertice fra grandi banche e le massime autorità nazionali (quelle che avrebbero dovuto controllarle, per inciso ndr) convocato da Padoan per oggi.
Il tema ufficiale è generico: la crisi del sistema bancario ed i possibili scenari a breve.
Non c’è bisogno di sbirciare dietro la porta per capire che il ciclone che si sta per abbattere sulla banca tedesca avrà terribili ripercussioni dirette sulla nostrana MPS ed in seguito anche su Unicredit. La sanzione richiesta dalle autorità finanziarie statunitensi, infatti, riguarda i mutui subprime e i derivati dei quali si è sentito parlare fino alla nausea, negli ultimi anni. Quei titoli derivati dei quali l’Unicredit, secondo le stime ufficiali, ha riempito la pancia di ben 800 comuni italiani. Insomma, probabilmente il sistema bancario è arrivato al capolinea o quanto meno ad una resa dei conti. Poco interesserà il lettore se sia giusto o meno che un ente americano commissioni una multa ad una banca europea, né il contrario: ci sono richieste e sanzioni da parte della Corte dei Conti italiana alla Morgan Stanley e la JP Morgan ha da poco concluso una transazione con il governo britannico per 150 milioni a fronte della frode finanziaria che, in questo caso, le aveva fatto perdere circa 6 miliardi. Se le banche si beccano multe da capogiro e a commissionarle sono le stesse autorità che hanno chiuso gli occhi quando distruggevano il sistema della finanza internazionale, generando la più grande e più lunga crisi finanziaria dal ’29, cosa importa oggi a chi ha perso il posto di lavoro, a chi ha chiuso le fabbriche, a chi ha buttato il proprio futuro nel cestino? Quale multa potrebbe mai restituirci la perdita dei posti di lavoro, le politiche di austerity, la depressione tutta, che è stata pagata con il denaro della povera gente? Per non parlare della riduzione dello stato sociale e delle libertà individuali.
Altro è il tema delle sanzioni alle multinazionali che hanno beneficiato di accordi fiscali particolari. Il primo fra tutti quello della Apple, come abbiamo detto. In epoca non sospetta, iurop ha pubblicato diversi articoli sul tema della competizione fiscale innescata dalla moneta unica europea e dal rigore economico. Abbiamo anche postato un video svizzero che spiega come nel sistema fiscale britannico, che era ancora a pieno titolo nella UE, si potesse pagare meno del 5% sugli utili. Abbiamo visto come convenga farsi spedire la pensione in una altro Paese e vivere felici ad un tiro di schioppo da casa, pur rimanendo nell’Unione. L’Irlanda ha beneficiato di significativi contributi europei e più volte è stata encomiata e portata ad esempio per il buon uso che ne ha saputo fare. Oggi arriva la commissaria della UE Margrethe Vestagher e scopre che l’Irlanda barava. E non da ieri, per ben tredici anni!
La prima domanda spontanea è: dove era la Commissione Europea negli ultimi tredici anni?
La seconda, è possibile chiedere alla Apple di pagare le tasse che aveva concordato di non pagare allo stesso Paese con il quale aveva stipulato un accordo? E’ evidente che non sia possibile ed è altrettanto evidente che l’azienda di Cupertino non tirerà fuori un centesimo. Come giustamente le ha definite Tim Cook, queste sono “cazzate politiche” belle e buone. Inoltre si pone un problema grave all’interno dell’Unione perché verrebbero adottati criteri diversi per diversi Paesi. Lo scandalo LuxLeaks, scaturito da un’inchiesta giornalistica, che vedeva coinvolto il Presidente Juncker in prima persona, si è risolto prima con la sanzione nei confronti dei giornalisti che lo avevano svelato (incredibile ma vero! ndr) poi con una direttiva europea che imponeva una trasparenza “retroattiva” fino a 5 anni. Ammessa e non concessa la retroattività (per gli Stati Uniti equivarrebbe ad una bestemmia), perché mai per l’Irlanda e per la Apple dovrebbe essere di 13?
Alla fine ci appare possibile tirare una sola, semplice sintesi. Il sistema finanziario mondiale ha mostrato tutti i suoi limiti e definire un sistema di regole condiviso per tutti con autorità internazionali equivalenti sembra impossibile. Tuttavia è necessario per il mondo intero lavorare in questa direzione. Scambiarsi multe alla cieca è solo una baruffa totalmente inconcludente e non è certo un terreno di confronto produttivo.
Sul multare le aziende, poi, si fa proprio Hara Kiri, per questo vi rimandiamo ad un commento in video.