Ben detto, Angela!
La nostra testata non è mai stata molto tenera né accondiscendente nei confronti di Angela Merkel ma questa volta dobbiamo fare tanto di cappello e lo facciamo volentieri. Prima del referendum che ha decretato l‘uscita della Gran Bretagna dall’Unione avevamo aspramente criticato l’acquiescenza dimostrata da Bruxelles nel concedere una sorta di “statuto speciale” ai sudditi della regina, consentendo a Cameron di tornare in patria con un pacchetto di deroghe ai patti comunitari che egli ritenne essere il ”minimo indispensabile” da poter spendere in favore della scelta di rimanere nella UE.
Abbiamo duramente criticato queste concessioni insensate per due motivi fondamentali. Il primo è che non si possono creare figli dell’oca bianca all’interno di una comunità come è e vuol sempre più diventare quella dei pesi europei. Il secondo è che costituire un precedente del genere avrebbe dato la stura alle derive di ciascuno dei membri. Basta guardare cosa sta succedendo in questi giorni a proposito del tema immigrazione e quote immigrati per capire che siamo stati facili profeti.Ci aspettiamo che Salvini chieda eccezioni sulle quote latte, così andrebbe a far compagnia a Renzi che continua a chiedere sforamenti del tetto del deficit, creando un legame europeo fra lega e Pd. Almeno sulla politica nei confronti dell’ Europa vanno d’accordo: facciamo i furbetti come si conviene agli italiani. Ma tornando alla questione britannica, oggi ci si trova in una situazione quasi paradossale, dove chi sta al di là della manica si ritiene libero di fare come vuole su tutto, tanto più sull’Europa. Come se il risultato del referendum implicasse tout-court che da oggi in poi gli inglesi, della UE si prendono solo ciò che più gli garba. Bene ha fatto dunque Angela Merkel a stigmatizzare senza mezzi termini un principio semplice quanto lineare. Se si vogliono mantenere, anche se pro tempore, i vantaggi economici derivanti dagli accordi comunitari, si mantengono anche gli impegni sulla libera circolazione delle persone. Punto e finito. Con buona pace delle trovate della May che, cercando facili consensi, aveva ventilato un censimento dei lavoratori non britannici impegnati in aziende locali. Una posizione che ricorda tanto le scemenze delle destre nostrane quando gridano “prima gli italiani”. Come s e a togliere diritti ed opportunità agli italiani fossero gli immigrati che arrivano sui barconi e non la loro sudicia politica. Ogni tanto fa piacere sentir parlare chiaro e sopratutto sentire la voce dell’Europa, nella sua migliore e più dignitosa espressione. Sperando sempre che Juncker e la Mogherini imparino in fretta la lezione perché è del tutto evidente che non reggano la scena.