Droga e puttane: ecco cosa unisce la UE
Ma è già legale? Questa domanda, relativamente ai temi cannabis e prostituzione, rischia di rimanere senza risposta. Davvero strano, se non paradossale, che il Parlamento di Bruxelles, a tutti ben noto per i suoi sforzi nel definire la curvatura del cetriolo, il diametro della vongola e la temperatura dell’acqua calda, su temi che riguardano la libertà individuale dei propri cittadini sia così latitante. Questi due argomenti, in particolare, sembrano destinati a rimanere una sorta di tabù etico, morale e forse religioso per l’intera comunità, fatte salve rare eccezioni. Altrettanto paradossale è il fatto che, nonostante non vi siano norme né dibattiti parlamentari nel merito, i singoli governi dei Paesi membri, sembrano essere più in sintonia fra loro su questi temi che su mille altri. Ma partiamo dalla situazione in casa nostra, visto che la discussione della legge sulla cannabis sembra essere ormai alle porte.
In un paese dove la disinformazione regna sovrana, è facile immaginare che ci sia una gran confusione su un tema così particolare come la liberalizzazione dell’uso personale della cannabis. Per motivi diversi che spaziano dal perbenismo di matrice cattolica al rigorismo morale (molto pubblico e assai meno privato) di una gran parte degli uomini che in politica occupano lo spazio ex-democristiano, sempre attenti a non perdere i preziosi voti del peggior italico elettorato, la cannabis è un argomento semi-tabù, un po’ come la prostituzione. Così nascono i paradossi tutti italiani dove qualcosa diventa non legalmente perseguibile ma al contempo illegale. Non ufficialmente riconosciuta, ma implicitamente soggetta a tassazione, nel secondo caso. In Italia la prostituzione non è reato ma non è legale. La professione non è legale ma il reddito è tassabile. La cannabis non è legale ma l’uso personale non è punibile. Anzi, le recenti sentenze della Cassazione dicono che te la puoi pure coltivare. Così si va caso per caso in una incertezza del diritto che ci fa somigliare più ad una comunità ipocrita e “bacchettona” dell‘800 che ad un paese moderno e ancor meno ad uno Stato di diritto. All’ennesimo tentativo, i radicali sembrano avercela fatta. Almeno sono riusciti a portare in discussione in Parlamento una legge tesa a colmare il vuoto creato dall’annullamento della precedente legge proibizionista, la Fini-Giovanardi, ormai due anni fa.
Dunque, allo stato attuale delle cose la situazione cannabis è la seguente: te la puoi fumare, ma per procurartela ti devi rivolgere alla mafia che gestisce allegramente il mercato nero. Se te la coltivi in casa rischi un processo che arrivi sino in Cassazione la quale ad oggi ha annullato almeno un paio di sentenze e dunque fino a tre piantine, puoi essere assolto.
Per la Prostituzione invece, nulla da fare. Anni di proposte per l’abrogazione della legge Merlin, fra richieste di referendum che non hanno ottenuto il numero di firme necessario e diverse proposte di legge miseramente naufragate, siamo ancora in pieno proibizionismo.
E’ il caso di citare il commento di Benedetto Croce, all’epoca del dibattito per l’entrata in vigore della legge Merlin «Eliminando le case chiuse non si distruggerebbe il male che rappresentano, ma si distruggerebbe il bene con il quale è contenuto, accerchiato e attenuato quel male». Anche qui però, entra in campo la Corte di Cassazione che, con la sentenza del 1° ottobre 2010, sancisce il curioso principio dell’attività “lecita” e “normale” della prostituzione e dunque assoggettabile a tassazione. Non chiarendo però il “come”, il tutto resta nella nebbia più profonda.
Bisogna tuttavia sfatare i falsi miti che vedono l’Europa come progressista e libertaria.
Come detto in premessa, può infatti sembrare incredibile ma proprio in queste “aree grigie” i Paesi dell’UE si somigliano molto. Quasi a stigmatizzare che il modello di ipocrisia borghese sia quello più largamente condiviso nella nostra frammentaria comunità. Come potrete riscontrare nella nostra tabella sinottica sono infatti ben 20 su 28 (abbiamo ancora incluso la Gran Bretagna) i Paesi nei quali l’uso della cannabis è illegale. Tuttavia, in 12 di questi 20 esistono diversi gradi di “tolleranza” per l’uso personale di quantitativi minimi, che vanno dai 5 grammi dell’Italia ai 10 grammi della Germania, per poi passare alla tolleranza in località specifiche come in Danimarca o alle semplici “raccomandazioni” del governo francese di non avviare procedimenti penali nei confronti di chi ne fa uso personale,
In sintesi, dunque, fatta eccezione per l’Olanda e la Spagna, tutti gli altri Paesi affrontano il problema in un modo molto simile al nostro: ipocrisia, incertezza del diritto, discrezionalità delle autorità. Non c’è di che stare allegri.
L’altro argomento sul quale l’ipocrisia europea trionfa è, come accennato, la prostituzione.
Abbiamo unito nella stessa tabella (scarica il Pdf) le situazioni dei Paesi dell’UE riguardo a questo tema, dove riscontriamo facilmente una grande omogeneità di posizioni. Solo 4 Paesi membri, infatti, hanno riconosciuto la piena legalità dell’attività: Austria, Germania, Grecia e l’immancabile Olanda. Qualche restrizione invece per Lettonia e Ungheria dove non è ammesso gestire case chiuse e infine il divieto assoluto per Lituania, Slovenia e Croazia. Cosa che spiegherebbe anche un certo fenomeno di “invasione delle slave” nelle nostre strade di periferia, specie nel nordest.
Tutti gli altri, invece, ben 19 Paesi, la stessa linea. Non è illegale ma non è regolamentata. C’è ma non si vede, non si può dire. Non c’è ma la tassiamo, come vuol fare l’Italia, neanche. Insomma la prostituzione per l’Europa cosa è?