Furbi sulla rete? Ci pensano loro, le tre moschettiere del Web
Approvata ad aprile di quest’anno la relazione di Pilar del Castillo Vera, chiarisce in via definitiva le regole per l’esercizio dei servizi di rete all’interno della UE. Inserita nel più ampio quadro del programma per la rete unica europea, della quale la Kroes è stata certamente il motore principale, (cfr L’Uovo di Pasqua di Neelie), la relazione di Pilar scaturisce dalle tante segnalazioni da parte del BEREC (il regolatore delle telecomunicazioni UE ndr), che in questi anni avevano rilevato numerose azioni di boicottaggio dei servizi liberi da parte dei fornitori di connessione. Il rallentamento, ad esempio, di servizi come Skype, che consentono di “telefonare” gratuitamente, da parte di molti operatori, sarà considerata una infrazione al regolamento. Il testo definitivo è stato approvato con il notevole apporto di non pochi emendamenti posti dalla francese Catherine Trautmann che rendono ancor più dettagliate e restringenti le definizioni dei servizi a valore aggiunto ed i vari ambiti di applicazione dei principi di parità e di libertà dell’uso della rete per i cittadini/consumatori europei. Su queste distinzioni, la relazione entra molto nello specifico, al fine di evitare che servizi in sostanza generici, possano essere mascherati come specialistici e che le aziende fornitrici ne abusino per imporre limiti e restrizioni. Sono dunque assai ben chiariti i criteri di parità di diritto di accesso al servizio internet e la distinzione netta fra il servizio di connettività e quelli a valore aggiunto.
E’ importante rilevare come l’approvazione del documento da parte del parlamento apra grandi opportunità per lo sviluppo di questo settore, nell’economia europea. Infatti ad oggi i maggiori operatori che forniscano servizi di questo tipo sono giganti statunitensi, come Google e Skype. Operare in un mercato potenziale di 500 milioni di persone in condizioni di parità ed in un contesto di regole certe per i servizi VOIP e IPTV (voce e video in rete,ndr), ma anche delle APP (applicazioni su web e mobile, ndr), equivale a spalancare un mercato ed offrire alle imprese europee l’occasione di colmare un divario, diventato in pochi anni abissale.