Partita a scacchi con la morte per la Merkel
Il braccio di ferro è appena cominciato. Tsipras ed il suo ministro dell’economia sono arrivati nei palazzi dell’Unione Europea con una sola idea, un obiettivo imprescindibile sebbene, almeno in teoria, impossibile: pagare meno. Una riduzione del tasso di interesse sul debito, una dilazione delle rate, oppure addirittura una riduzione dell’importo. E subito arriva la prima porta sbattuta in faccia. Mario Draghi, tanto per farci capire bene una volta per tutte a chi sbatte i tacchi, ha bloccato la possibilità alle banche greche di dare in garanzia i titoli del debito sovrano per finanziarsi. Ma come? Non aveva appena iniziato i Quantitative Easing, cioè l’acquisto massiccio di titoli di Stato, stampando banconote sulla nostra pelle? Perché proprio ora, viene da domandarsi? Seppure gli economisti di tutta Europa si affrettino a dire che è giusto così, perché mai non l’hanno detto prima, quando il Presidente del Consiglio Greco era stato “nominato” dalla Troika e non dal popolo? Il debito quello era, ed i rischi i medesimi. O no? La Merkel, che se ne sta ben rintanata, con una viltà politica degna del peggior Renzi, da dietro le quinte manda avanti i suoi colonnelli. Draghi prima, come abbiamo visto, e poi Schaeuble che all’incontro con Varoufakis gli ha chiaramente intimato di continuare a lavorare con la Troika, punto e basta. In sostanza, in un paese democratico -sarebbe meglio dire appena tornato alla democrazia- Tsipras ottiene una maggioranza da sogno promettendo “basta Troika” e i dittatori dell’economia della miseria (degli altri), gli dicono no, questo non lo puoi fare. Cosa potrà fare allora, non ci è dato saperlo. Quale sia la visione dei tiranni e della “zarina d’Europa” non si sa. Come potrebbe mai la Grecia ripagare il debito e rispettare le scadenze, a meno che i suoi ulivi non si mettano all’improvviso a produrre euro invece che olive, resta un mistero. La scacchiera si fa densa e complicata e l’esito di questa partita è tutt’altro che certo ma sopratutto non sarà indolore per nessuno. Non lo sarà per l’Italia che detiene 40 miliardi di debito greco, ma non lo sarà neanche per l’Euro e per l’Europa. Per quanto riguarda l’Italia, subito un “buffetto” affettuoso arriva da Bruxelles che si affretta a dire che i conti vanno bene. Ma come? Fino a ieri dovevamo fare i compiti e Katainen chi veniva a raccontare la sua medicina che noi, a suo dire, “ malati” – non si spiegava perché- non volevamo prendere. Poi Juncker rincarava la dose sulla necessità di fare le tanto ripetute riforme strutturali – per la cronaca, dopo la Fornero ed il Jobs Act che hanno fatto sprofondare i nostri lavoratori nel terzo mondo, quante altre riforme dobbiamo fare? Posto che non si capisce a quale titolo questi finanzieri del secolo scorso si siano messi in testa di ridisegnare i modelli sociali degli altri, ad immagine e somiglianza di quale paese dovremmo diventare noi italiani non è affatto chiaro. Poi ieri, all’improvviso, complimenti, incoraggiamenti e ci manca poco anche una pacca sulla spalla a Padoan che, sempre per inciso, non ha fatto nulla ma proprio nulla di tutto quello che gli veniva richiesto fino alla settimana scorsa da Bruxelles, primo fra tutti pagare le imprese. Fosse che la cancelliera stia cercando un alleato per le sue linee di difesa improponibili? Già perché fra i paesi con un peso specifico importante all’interno della UE, l’Italia, nonostante possa non sembrare, è uno dei quattro che contano. Ora: la Francia ha già detto che questa linea di rigore non va ed ha già ottenuto deroghe sui propri conti. L’Inghilterra sta bene grazie. Resta dunque solo l’Italia ad essere ricattabile e dunque un potenziale alleato-suddito facile. Se per la Grecia c’è il rischio Weimar come ha a chiare lettere esposto Varoufakis nel suo durissimo ma a nostro avviso encomiabile discorso al collega tedesco, per l’Italia lo scenario è già un poco più avanti, siamo già al Patto d’Acciaio. A proposito di acciaio, i lettori più acuti hanno notato che in questi giorni si sta aprendo una strada per l’ILVA, finora sbarrata proprio dalla Germania?
A pensare male si commette peccato, diceva Andreotti, ma si indovina spesso.
Ad ogni modo dicevamo che la scacchiera è oggi più affollata che mai e lo scenario può mutare nello spazio di poche ore, davvero. C’è Putin, per esempio, che ha invitato Tsipras a fare due chiacchere amichevoli. Potrebbe girare a lui le stesse proposte che fece a suo tempo a Berlusconi? (abbandonare il TTIP e rivolgersi alla Russia come area di sviluppo, in sintesi estrema, ndr). Certo è che oggi c’è una alternativa pesantissima alla Troika, il fondo del BRIC. Potrebbe essere una sponda fantastica per Tsiprass, un’occasione di mandare al diavolo la Troika, Mario Draghi, L’Euro e l’Europa in un colpo solo. Sopratutto di dar corso ad una vendetta sulla Merkel che suona come un riscatto di una intera nazione. Tsipras potrebbe anche dar seguito al progetto di denunciare la Merkel per estorsione, per la nota vicenda dei sottomarini, a detta di alcuni. Comunque vadano le cose, su una possiamo scommettere: il futuro politico della Merkel è tutt’altro che lungo.