Latte e i suoi derivati
E’ giunta così alla terza ed ultima fase delle procedure di infrazione comunitarie, il parere motivato e l’ingiunzione (cfr nostro articolo), la lunga vicenda delle quote latte. Il contrasto fra gli allevatori italiani e l’Unione europea risale al 1995, quando sull’onda della rivolta leghista i nostri concittadini violarono apertamente le quote di produzione imposte da Bruxelles. Molti analisti del giorno dopo dicono oggi, in perfetta sintonia con l’attuale ministro responsabile del settore, che questo sia il risultato della scarsa attenzione all’Europa da parte dei politici italiani. E’ gradevole scoprire che queste osservazioni vengano fatte oggi, con soli 15-20 anni di ritardo. In particolare è importante sottolineare che il primo a proporle sia il responsabile di un dicastero, il Ministero delle Risorse Agricole e Forestali, che è stato semplicemente “ribattezzato” per eludere il risultato di un referendum che nel 1993 – dunque ben due anni prima delle infrazioni – lo aveva abrogato.
Disatteso il dettame referendario, affrontato il dibattito europeo sull’agricoltura con negligenza ed infine violato i patti comunitari, hanno prodotto questo bel risultato. Dovremo pagare 1,4 miliardi di euro, adesso, nel bel mezzo di una crisi economica e finanziaria. Servirà questo esempio a spingere i nostri politici a fare finalmente il loro lavoro? Ad andare in Europa a lavorare invece di utilizzare il Parlamento europeo come un eldorado per politici trombati? A rispettare le volontà dei propri elettori?
Speriamo, intanto paghiamo un’altra stangata che, si badi bene, è solo il “saldo” delle sanzioni che abbiamo rimediato. Ad oggi, infatti l’Italia ha pagato ben 4 miliardi di euro per il superamento delle quote.