Barroso: chi nasce incendiario….
Da giovane era attivista fra gli extra-parlamentaridel Portogallo, l’attuale Presidente della Commissione Europea, (l’organo di governo della UE eletto dal parlamento, ndr), il portoghese José Manuel Durao Barroso,oggi al termine del suo secondo mandato.
Barroso ha cominciato ad occuparsi di politica fin da giovane: già nel 1974 era leader del movimento FEM-L, organizzazione studentesca extra-parlamentare di estrema sinistra, ispirata al Marxismo- Leninismo, tanto di moda fra i giovani europei in quegli anni.
In seguito ha saputo evidentemente temperare quelle posizioni originarie e farsi molto apprezzare sopratutto grazie ad una riconosciuta abilità dialettica. Arriva in Europa con un bagaglio di approfonditi studi in chiave europea, iniziati in Svizzera negli anni ’80 con la tesi sull’Integrazione europea e la politica portoghese per la sua seconda laurea in scienze politiche (la prima è in giurisprudenza a Lisbona), e dopo una brillante carriera interna dove ha anche rivestito con successo l’incarico di ministro degli esteri. Finito ben presto nei Social-democratici, partito dunque di Centro-Destra, Barroso ha giustificato più volte i suoi trascorsi maoisti-marxisti-leninisti, vissuti in clandestinità, come un momento di ribellione alla politica giovanile dell’allora partito comunista “ufficiale” portoghese (nel quale poi il FEM-L è finito per confluire, ndr). Il PSD passa alcuni anni al governo e poi torna all’opposizione. Nel Parlamento Europeo confluisce alla fine nel PPE e Barroso diventa il candidato alla presidenza, che ottiene per la prima volta nel 2004. Dalla sinistra rivoluzionaria ed extra-parlamentare al centro del compromesso dei cristiano democratici europei dunque, attraverso una carriera lunghissima e costellata di successi ma non priva di qualche ombra.
Nonostante il suo primo incarico sia stato criticato assai aspramente per non essere stato capace di affrontare e sciogliere i nodi della grande crisi economica di questi anni, Barroso ottiene nel 2009 il secondo mandato, assumendo impegni molto importanti ed altresì definiti per il suo incarico. Segnaliamo in particolare l’impegno a promuovere una politica di armonizzazione dei redditi e del fisco sul lavoro per le imprese, tesa a rallentare il dumping di manodopera fra diversi paesi. La più importante forse delle tante, troppe, lettere morte. Certo è che il secondo mandato, Barroso lo ha ottenuto più per il consenso dei capi di governo, il Consiglio d’Europa dunque (cfr. Consoli Romani…) , che non per una chiara maggioranza in Parlamento, che si è stentato a comporre. Sebbene si possa ascrivere a successo della sua presidenza la ratifica del Trattato di Lisbona, tutto il resto lascia una grande insoddisfazione sopratutto nei popoli europei che non hanno visto in questi anni una Europa capace di fornire risposte concrete ed unitarie ad una situazione che continua a produrre instancabilmente disoccupazione e disparità sociali.