Brexit: le ragioni dell’impero
Riuscire a decodificare quali sono gli interessi inglesi nell’ambito della Comunità europea piuttosto difficile perché si tratta di un misto di vicende storiche, politiche, un po’ di nazionalismo e soprattutto l’importanza dell’Inghilterra nel suo Commonwealth, in cui alcuni Stati si fregiano ancora dell’appellativo simbolico di sudditi di sua maestà. Purtroppo, fin dal 1958 l’accavallarsi di molti documenti e di revisioni successive ne rendono complicata l’analisi puntuale. Si può pensare che l’Inghilterra fu letteralmente trascinata nella UE nascente. In effetti, da sempre l’Inghilterra ha fatto parte del vecchio continente definito nelle carte più antiche dall’isola agli Urali. La prima grande divisione politica, è da ritenere sia avvenuta con la I GM dove metà Europa si trovò a combattere contro l’altra metà sottraendo enormi risorse all’intera popolazione. La conseguenza fu l’abbrivio alla II GM. Va ricordato che i dominions inglesi si estendevano su gran parte del globo, poi nel 1926, a causa dell’enorme costo umano ed economico – risultato della I GM, il Regno Unito si scoprì non avere più le risorse necessarie per sostenere l’occupazione coloniale e visto i focolai indipendentisti che via via andavano formandosi, venne ripresa l’antica idea di uguali nello status pensata nel lontano 1880. Si arrivò così alla definizione di Commonwealth con il quale l’Inghilterra divenne leader di oltre 50 nazioni e di una popolazione che supera i 2 miliardi di persone. Capire questa situazione è oltremodo importante perché l’Inghilterra ha di fatto un suo mercato comune regolato da Leggi non del tutto simili ai trattati europei ma soprattutto un mercato molto più ampio dell’Europa! Purtroppo a causa di processi economici affetti da staticità mentale, il Commonwhealt ha tendenza a sgretolarsi e molte delle nazioni socie se ne stanno allontanando. A parte questo di cui si può discutere in altra sede, in quanto la stessa staticità mentale che affligge la UE, si possono immaginare alcuni scenari: Cosa accadrebbe se l’Inghilterra e i suoi soci entrassero a pieno titolo nella UE, vantaggi ed oneri compresi? Già questa situazione sarebbe piuttosto imbarazzante per chi dovesse deciderlo: nel caso, ed è cosa abbastanza complessa forse irrealizzabile – i trattati UE dovrebbero essere trasferiti a tutto il Commonwealth e ciò farebbe perdere all’Inghilterra il controllo dei suoi ex domini, l’euro potrebbe soppiantare la sterlina e pian piano l’Inghilterra verrebbe fagocitata dall’immenso mostro geopolitico che si verrebbe a formare! Al contrario, se l’Inghilterra mantenesse la leadership nel Commonwealth ed entrasse a pieno titolo in UE, si troverebbe in una posizione commerciale predominante, come lo è tuttora anche se la sua interazione al momento è alquanto limitata non avendo aderito agli standard dell’eurosystem (mantiene la doppia circolazione interna ed esterna). Ad avviso di chi scrive, l’Inghilterra dovrebbe rimanere fuori dalla UE, rivedere i suoi rapporti all’interno del Commonwealth rafforzandolo e rilanciando una stretta cooperazione tecnologica e sociale almeno con le nazioni più sensibili, soprattuto in Africa, continente ricchissimo di tutto ed un mercato in evoluzione.
Se ciò avvenisse, sia l’Inghilterra, sia la UE ne trarrebbero grandissimi benefici perché la UE ha bisogno di materie prime e le nazioni del Commonwealth hanno bisogno di investimenti e di tecnologie, ovvero un connubbio perfetto! L’Inghilterra non deve assolutamente perdere la sua leadership nel Commonwealth, sarebbe un grave errore, dannoso per tutti!
Lorenzo Romano