Ma cosa decidono?
Il Consiglio Europeo è l’organo costituito dai Capi di Stato dei Paesi membri dell’Unione. Per Capi di Stato si intende però, chi effettivamente prende le decisioni di governo nel proprio Paese. Dunque mentre per la Francia è Hollande, Presidente della Repubblica, per l’Italia non è Mattarella, in quanto nel nostro ordinamento chi decide è il Presidente del Consiglio.
Questo Organo dell’Unione, a partire dal Trattato di Lisbona ha subito alcune modifiche dei propri poteri e sopratutto ha visto codificare i propri incontri secondo un calendario più definito di quanto non fosse in passato.
Il Consiglio ha potere di indirizzo delle politiche dell’Unione ed ha tuttavia, sempre a partire da Lisbona, un maggior contrappeso nelle istituzioni da parte del Parlamento (cfr ns articolo). Mentre in precedenza dunque il Consiglio decideva ed il Parlamento aveva ben poco potere, con il Trattato le cose sono cambiate anche se in modo non ancora sufficientemente democratico e niente affatto precisamente definito. Per fare un esempio, il Consiglio prima decideva i Commissari – di fatto i ministri del governo dell’Europa – oggi li indica ma li sottopone all’approvazione del Parlamento. Ancora poco chiaramente è definito invece il sistema di delibera all’interno del Consiglio, in quanto alcune decisioni vengono prese a maggioranza, altre all’unanimità, altre diventano mere raccomandazioni o indicazioni che vengono presentate nel testo finale delle Conclusioni, stilato alla fine di ogni riunione del Consiglio.
A complicare ulteriormente le cose ci si mette infine il diverso livello di cessione di sovranità compiuto da ciascun Paese membro nei confronti dell’Unione. Sempre per fare un esempio conosciuto, non tutti i Paesi membri hanno adottato l’euro e dunque le regole finanziarie dell’Unione hanno diversi effetti a seconda dello status del Paese che le adotta. In questo quadro istituzionale degno dei Macchiaioli, il Consiglio si è riunito a Bruxelles per decidere fondamentalmente su quattro temi di tremenda importanza: la gestione della Brexit, la gestione dell’immigrazione, le politiche economiche e di bilancio dei Paesi membri ed infine lo scenario internazionale sopratutto focalizzato sulla questione Siriana.
Stendiamo un pietoso velo sulle dichiarazioni del nostro Premier che vuole a tutti i costi vendere in patria l’immagine del Paese che sfida ed incalza l’Europa e non trova di meglio da fare che sabotarne l’autorevolezza internazionale, oggi più che mai necessaria, dichiarando appunto che la UE preoccupa il mondo. E sarà ben ora che sia la UE a preoccupare il mondo invece dei mercenari americani o gli interessi di bottega delle multinazionali e delle banche! Certo è che le decisomi da prendere sono difficili. Altre sanzioni alla Russia di Putin per la politica – e l’azione militare – in sostegno ad Assad, sono alle porte. Un concentramento militare delle forze NATO nei Paesi del Baltico a far da deterrente verso una improbabile nuova invasione sovietica, una politica chiara dell’immigrazione che definisca una volta per tutte il problema a livello europeo ed interrompa il gioco dello scarica barile, finora portato avanti un po’ da tutti. La gestione della Brexit che vede partire la Gran Bretagna all’assalto dei vantaggi di essere ancora nella UE ostentando dall’altro lato una libertà dagli impegni che questo comporta. In tutto questo, Renzi si preoccupa dell’approvazione della sua manovra finanziaria che è stata già liquidata con poche parole, meno di un trafiletto. Troppe chiacchere sulle presunte entrate, troppi interventi una tantum, i bonus sparsi qua e là a scopo di ricerca del consenso, niente di strutturale o di significativo. Morale: rimandati a dopo il referendum, tanto in Europa hanno capito meglio che in Italia a cosa servisse questo documento pressoché impresentabile. Questa è tutta la sostanza della politica europea per parte italiana. Non c’ è di che rallegrarsi.