Banche: il terrore corre sul conto corrente
Da appena un paio di giorni il Parlamento italiano ha terminato l’iter di approvazione della direttiva europea 2014/59/UE, che prevede il famigerato “prelievo forzoso” dai conti correnti, in un tripudio di polemiche veicolate, per la verità, solo sulla rete. Nel suo intervento alla Camera durante la discussione il deputato del Movimento Cinque Stelle Villarosa ha ben sottolineato il fatto che la discussione abbia avuto inizio quasi “a porte chiuse”. Infatti si è cominciato dopo le 18,30 quando i giornalisti non sono più presenti nei palazzi e nessun TG ha ricevuto la notizia. Dunque a quasi totale insaputa degli italiani. Forse, su un argomento di questa portata, la RAI avrebbe il compito “istituzionale” di informare con correttezza e neutralità i cittadini, facciamo sommessamente notare anche al Presidente della Commissione di vigilanza sulla RAI, certo Fico, anch’esso delM5S!
Ad ogni modo la direttiva è passata con 270 voti favorevoli, 113 contrari, e 22 astenuti. Cosa li paghiamo a fare i deputati che si astengono? Ma naturalmente c’erano anche 225 assenti!
Le poco visibili polemiche che sono seguite a questa votazione, sono del tutto legittime.
E’ giusto che ci si preoccupi dei fondamenti delle nostre democrazie e del nostro sistema economico. Che gli italiani, quelli che sanno cosa è accaduto, temano per i loro risparmi ed i loro conti correnti, anche memori del famigerato prelievo effettuato da Giuliano Amato (e poi riconosciuto incostituzionale), è sacrosanto.
A poco vale la linea di difesa del PD, che sostiene che in fondo non sia cambiato nulla, perché i depositi fino a 100 mila euro restano intoccabili come prima. Argomento puerile e al contempo maldestro. In primo luogo perché se fosse tutto come prima, che bisogno c’era di votare una legge quasi di nascosto, in secondo luogo ma ben più importante è che come al solito si confondono le pere con le patate. La legge precedente, infatti, prevedeva solo il caso di fallimento della Banca, nel qual caso il danno ai correntisti era “ammortizzato” dalla garanzia dello Stato fino ad un valore di 100 mila euro. Il che vuol dire che se la tua banca fallisce e tu non sei stato così imprudente da lasciare sul conto una cifra superiore ai centomila euro, non avrai problemi di sorta. Qui, invece, si dà mano libera la banca di utilizzare i tuoi soldi per garantirsi le provviste per qualsiasi tipo di operazione. La soglia dei centomila euro rimane, solo per adesso, ma nessuno può dire come e quando sarà violata, ed in ogni caso la garanzia dello Stato decadrebbe se la banca non andasse fallita. In altre parole, la banca farà quel che vuole con i tuoi risparmi e se tutto va bene si arricchirà, senza doverti nulla. Ovemai fallisse, invece, lo Stato rifonderà fra non si sa quanto. Dovrà infatti prima verificare se ci sia stata una responsabilità diretta di amministratori e soci e poi rivalersi su di essi ed ultimare tre gradi di giudizio etc… Monte Paschi docet….
La perfida fragilità di questa direttiva ha, almeno per i lettori di iurop e pochi altri, messo ben in luce le debolezza delle Istituzioni europee, proprio nelle sue premesse.
Citiamo a stralcio le motivazioni della direttiva con il nostro commento fra parentesi: 1) La crisi finanziaria ha evidenziato una mancanza significativa di strumenti adeguati a livello di Unione per gestire con efficacia gli enti creditizi e le imprese di investimento……4) Attualmente, le procedure di risoluzione degli enti non sono armonizzate a livello dell’Unione. Alcuni Stati membri applicano agli enti le stesse procedure applicate ad altre imprese insolventi che, in determinati casi, sono state adattate a tale scopo…..(già perché le banche sono imprese solo quando guadagnano..) 5) Occorre pertanto un regime che fornisca alle autorità un insieme credibile di strumenti per un intervento sufficientemente precoce e rapido in un ente in crisi o in dissesto, al fine di garantire la continuità delle funzioni…(cioè SOLO per le banche, i soldi servono subito) 9) Alcuni Stati membri hanno già adottato modifiche legislative che introducono meccanismi per la risoluzione degli enti in dissesto; altri hanno segnalato l’intenzione di introdurre simili meccanismi ove essi non siano adottati a livello di Unione. L’assenza di condizioni, poteri e procedure comuni per la risoluzione degli enti può costituire una barriera al buon funzionamento…..(i diversi regimi fiscali per le imprese normali invece no, quelli non contano cfr. ns articoli) 19) Ai fini di una gestione efficace degli enti in dissesto, è opportuno conferire alle autorità il potere d’imporre misure preparatorie e preventive (e chi non vorrebbe che la propria impresa sia “preventivamente garantita” dal fallimento? saremmo tutti imprenditori!)…. E avanti così per ben 133 articoli, diconsi 133! di premesse che non fanno altro che ribadire e reiterare fino alla nausea un concetto chiaro. Dall’entrata in vigore dell’Euro, l’Unione Europea non è stata capace di fare neanche un passo verso quella armonizzazione delle regole del mercato creditizio che, invece, avrebbe dovuto costituirne la premessa e non l’epilogo.
Morale: noi non abbiamo fatto nulla, dunque i cittadini siano pronti a pagare.
Del tutto improponibile.