In Belgio un Carnevale Inca
Le festività natalizie sono un ricordo oramai lontano e il calendario ci ricorda che la nostra prossima occasione di far festa sarà per il carnevale.
Così mentre decidete se mascherarvi tra la folla di Viareggio, Putignano o Venezia che letteralmente impazzisce e riempie di una folla festante il salotto di Piazza San Marco, tra i canali che disegnano la città, tra i tanti spazi aperti e gli antichi palazzi, vi proponiamo di vivere e godere di uno spettacolo diverso. Vi consigliamo di volare tra il 15 e il 17 febbraio a Binche in Belgio.
Una tranquilla cittadina, di oltre 30.000 persone, situata a sud di Bruxelles, che in questi tre giorni viene invasa da turisti provenienti da tutto il mondo, pronti a partecipare a questa grande festa fatta di tanta danza di strada, musiche tradizionali, sfilate in costume, maschere di cera, piume di struzzo e arance.
Divenuto patrimonio Unesco come “Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità”, vanta origini molto antiche: risalgono, infatti, al XV secolo le prime testimonianze su questa festa popolare, anche se già a fine 1300, i componenti dei villaggi valloni usavano radunarsi attorno a dei falò il giorno di martedì grasso per festeggiare la fine dell’inverno e propiziare fortuna e fertilità alla terra e alle donne.
Le prime sfilate e l’ufficializzazione della festa si devono agli spagnoli, che nel 1549 tennero una sfarzosa festa voluta da Maria d’Ungheria per impressionare il fratello Carlo V di Spagna, in visita col figlio Filippo II. L’evento durò una settimana, tra balli e banchetti, parate militari e fuochi d’artificio. Visto che la festa si svolse nel periodo in cui ci fu il ritorno in patria dei conquistatori, venne imposto ai nobili invitati di indossare costumi ispirati a quelli degli Inca. Colpiti da quegli abiti inusuali e variopinti, i belgi li adottarono per le future celebrazioni.
Tra Arlecchino, il Contadino e i Pierrot, mentre in passato c’erano anche Marinai, Principi d’Oriente, Moschettieri e molti altri, il personaggio di punta è il Gilles, (uomini dai 6 ai 60 anni) che con abiti in paglia decorati con simboli araldici e scarpe di legno, il buffo copricapo con piume di struzzo, maschere di cera, l’abbigliamento appariscente di colore rosso, giallo, nero e uno scialle bianco, omaggio della tradizione manifatturiera di questa zona, danzano al ritmo delle musiche tradizionali del carnevale “binchois”, suonate da una piccola fanfara composta da ottoni, tamburi e una gran cassa.
Un gruppo molto cospicuo (raggiunge anche un migliaio di partecipanti) e rumoroso in quanto indossano anche un sonaglio alla camicia e una speciale cintura, la apertintaille, decorata con un grande numero di campanelli. Due sono i momenti principali di questo carnevale: il pre-carnevale, chiamate Soumonces, che consistente nella sfilata per le strade del Gille e dei suoi ” amici ” senza costume e a suon di tamburi, ha luogo la quinta e la sesta domenica prima dell’inizio del periodo carnevalesco, e secondo la tradizione una persona in maschera si mette alla ricerca di conoscenti ed amici, senza farsi riconoscere, per potersi far offrire da bere! Tutta la popolazione, a suon di musica e divertimento passerà in rassegna, tra un brindisi, un ballo e un rullo di tamburi, tutti i pub della città.
Nel giorno di Martedì Grasso, si vive il momento clou dei festeggiamenti, con i Gilles che portano con loro anche un cesto pieno di arance, che vengono lanciate agli spettatori ai bordi delle strade, secondo l’antica tradizione: portano fortuna a chi le prende al volo e gettarle via è un affronto.
Alla fine di questi lunghi tre giorni, al calar del sole, tra tamburi, viole, ottoni e tante arance, la festa finirà con i suggestivi fuochi artificiali.
di Letizia Molfetta