Bolkestein: ecco perché sbagliano tutti
Come sempre avviene in Italia ma frequentemente anche in altri paesi dell’Unione, i politici locali si affannano alla ricerca del consenso cavalcando l’onda delle proteste di qualsiasi natura esse siano. La tanto vituperata Direttiva Bolkestein è stata dunque una ghiotta occasione per schierarsi – almeno a parole – ora dalla parte dei tassisti, ora degli ambulanti quando non dei concessionari demaniali.
Questa direttiva è stata così presentata alla pubblica opinione come l’ennesimo atto ostile di una Europa che ci impone regole penalizzanti, favorendo le grandi industrie multinazionali che sembrano sempre fare il bello e cattivo tempo nella UE, forti di plotoni di lobbisti che certamente lavorano a Bruxelles molto più dei parlamentari.
In parte sarà anche così, nel senso che le lobbies si danno un gran da fare, ma in buona parte fa comodo dipingere le decisione comunitarie come frutto della attività delle lobbies e dell’interesse dei forti a discapito dei più deboli. Ci si erge a paladini di chi non sa neanche cosa sia l’Europa e la teme più che altro perché vede minacciato il proprio “orticello”. Solo per raggranellare qualche voto in più.
Un atteggiamento miope che non premia nessuno ed anzi causa arretratezza e, peggio, penalizza la maggior parte della popolazione cioè i cittadini – consumatori europei.
Vediamo perché.
La Bolkestein, chiamata così dal nome del Commissario che l’ha elaborata, nasce in seno alla Commissione Prodi in un più ampio progetto di integrazione economica e fiscale dell’Unione, teso a rendere concretamente fruibile l’accesso al mercato comune di tutte le attività imprenditoriali, soprattutto quelle delle piccole e medie imprese. La direttiva in origine disciplinava anche un ampissimo mercato dei servizi pubblici, ma qualcosa è stato limitato nel corso delle lunghe negoziazioni parlamentari per non togliere del tutto il potere alle Istituzioni locali che potranno indicare quali servizi “essenziali” quelli il cui onere è completamente a carico della Pubblica Amministrazione e dunque sottrarre alcuni di questi servizi al disciplinare della direttiva.
Ma veniamo al mercato dei piccoli se così possiamo chiamarlo, visto che tanto per inciso, questo rappresenta il 65% del Pil europeo, dunque non proprio una cosetta da nulla.
L’obiettivo dell’Unione è quello di offrire a tutte le imprese la possibilità di operare su tutto il territorio europeo in parità di condizioni e di aggiudicarsi spazi di lavoro, dunque mercato in qualsiasi paese UE, a prescindere da dove sia insediata l’impresa. Il vero mercato comune messo in pratica e regolamentato in maniera uniforme. Se sono bravo a fare i gelati, posso chiedere di venderli a Mont Martre come al Gianicolo, se offro un servizio di gestione della spiaggia posso ambire ad una concessione in Costa Azzurra come ad Ostia o in Croazia. Se sono apprezzato nei mercatini artigianali, perché non dovrei propormi anche a Monaco di Baviera? Questo si chiama liberalizzare il mercato e offrire opportunità di sviluppo, non c’è dubbio. E’ naturale che per ottenere questo risultato sia necessario stabilire delle regole che ciascun Paese deve recepire ed attuare, come sempre avviene per ogni direttiva europea. Poiché dunque alcuni servizi come gli spazi e le licenze per operare nei mercati rionali, nelle spiagge o nei servizi cittadini, sono state fino ad oggi gestite dai Comuni, questi continueranno a farlo ma attenendosi ad un regolamento uguale per tutti che preveda la gara pubblica per l’aggiudicazione del servizio o dello spazio espositivo.
Può sembrare poco evidente, ma questo si traduce in concorrenza che a sua volta si traduce in vantaggi per il consumatore. Abbiamo pubblicato qualche immagine di taxi perché questa categoria si è subito distinta, almeno in Italia, per la durezza dell’ostruzionismo e la violenza della protesta nel cercare di rinviare l’applicazione della Bolkestein, a volte travalicando i limiti della civile convivenza. Fatevi una domanda. Se dovete sborsare una somma per andare in aeroporto, per esempio, preferireste usare una fatiscente utilitaria o una Multipla con autista che non parla una parola di inglese, senza carta di credito e senza aria condizionata, oppure una sontuosa Mercedes guidata da un autista in giacca e cravatta, quando non da una elegante signora? Pagando lo stesso prezzo se non addirittura meno, non credo ci siano dubbi sulla vostra risposta!
Ecco appunto. Questo è il vantaggio per il consumatore: servizi di qualità più elevata a prezzi competitivi. Concorrenza, in una parola.
Difendere le posizioni di privilegio, quando non di casta o peggio, è non solo una politica miope ma è soprattutto un danno al consumatore, una restrizione del mercato, un soffocamento dello sviluppo. Non fa altro che rallentare l’integrazione del mercato e condannarci all’arretratezza.